Charlie, l'ospedale inglese nega il trasferimento al Bambin Gesù
«Sono stata contattata dalla mamma di Charlie» che «ci ha chiesto di provare a verificare la possibilità che questa cura venga fatta. I nostri medici e scienziati stanno approfondendo la possibilità». Ma «l'ospedale inglese ci ha detto che, per motivi legali, non può trasferire il bambino da noi. Questa è un'ulteriore nota triste». A dare l'annuncio è Mariella Enoc, presidente dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, che si è detto pronto ad accogliere il piccolo e la sua famiglia.
Intanto arriva la notizia che anche un ospedale americano è pronto ad accogliere e a sottoporre gratuitamente ad una terapia il piccolo Charlie Gard, ricoverato a Londra e affetto da sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, una malattia degenerativa che causa un progressivo deperimento muscolare. Nella loro campagna per opporsi alla decisione dei medici britannici di staccare la spina al figlio, i familiari avevano raccolto 1,3 milioni di sterline che volevano utilizzare per portare Charlie negli Usa e sottoporlo a una terapia sperimentale. Quindi la proposta del Bambino Gesù di accogliere il piccolo.
«Quando ci ha chiamati la mamma, l'abbiamo ascoltata con molta attenzione», ha proseguito Enoc, «è determinatissima a combattere fino all'ultimo». «Non so se sarà possibile trovare una cura», ha precisato, ma «i nostri scienziati approfondiranno il tema». Quel che certo è che la Santa Sede, ha detto il segretario di Stato Vaticano, il cardinal Pietro Parolin, «farà il possibile per superare gli ostacoli legali che non consentono il trasferimento del piccolo Charlie Gard al Bambino Gesù».
E nella vicenda, dopo il presidente americano Donald Trump e il Papa, scende in campo anche il ministro degli Esteri, Angelino Alfano.
Intanto i genitori sono sempre al capezzale del piccolo Charlie e hanno diffuso una nuova foto in cui abbracciati guardano il neonato ricoverato a Londra. Mentre sperano in un intervento della premier Theresa May per sbloccare la situazione, compare sui media un caso «simile» andato a buon fine: quello di un bimbo americano, che affetto dalla stessa malattia di Charlie è riuscito a sopravvivere, oggi ha 6 anni, grazie a un trattamento sperimentale negli Usa. E ora un'altra offerta a ospitare il piccolo arriva proprio da un ospedale americano dopo l'appello lanciato dal presidente Usa Donald Trump.
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