Caso pm milanesi, Greco: «Mai fermate indagini su Loggia Ungheria»
L'ex procuratore Francesco Greco - sentito come testimone dal Tribunale di Brescia nel processo in cui l'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo è imputato per rivelazione del segreto d'ufficio per il caso dei verbali di Piero Amara su una presunta Loggia Ungheria - ha respinto ancora una volta le accuse di inerzia mosse alla Procura di Milano. I verbali del caso Amara, lo ricordiamo, sono quelli che in pieno lockdown il pm milanese Paolo Storari aveva consegnato a Davigo per autotutelarsi, a suo dire, da un freno messo dai vertici del suo ufficio alle indagini.
«Una cosa è certa, quando Storari viene da me a parlarmi per fare le iscrizioni, il giorno dopo convoco la riunione che poi slitta all'8 maggio - ha spiegato Greco -. In quale posto del suo cervello fissa che non volevo farle? Il problema è un altro: noi avevamo un fascicolo contenitore che era quello sul falso complotto, e bisognava fare lo stralcio. Storari, poi, è smentito dal fatto che firma l'ordine di identificazione il 24 aprile, ma perché non lo aveva fatto a gennaio?(di tre anni fa quanto terminano gli interrogatori di Amara ndr)».Greco, oltre ad aver ribadito che di lì a poco sono stati iscritte nel registro degli indagati tre persone e poi che si è dovuta definire la non semplice questione della competenza territoriale in favore di Perugia, tra cui lo stesso avvocato siciliano, nella sua ricostruzione ha ricordato il giorno in cui il pm Storari andò da lui per dirgli che «era stato lui a fare uscire i verbali e a consegnarli a Davigo. Poi si era messo a farfugliare, così l'ho pregato di mettere per iscritto tutto. Rimasi freddo e disarmato e ancora oggi mi rimprovero di non averlo fatto sedere e detto "calmati e vediamo come risolvere". Ci sono rimasto male», ha aggiunto, sottolineando di avere avuto con lui sempre un rapporto «ottimo», quasi «figliale» e negando ci fosse un «clima di scontro».
«Ci sono rimasto male anche per Davigo. Quando il Csm votò per il suo pensionamento, lo chiamai per la esprimere la mia solidarietà. Io credo che da quel momento (la consegna dei verbali a Davigo, ndr) Storari ha cominciato a vivere male - ha proseguito l'ex procuratore ora in pensione - perché sapeva di aver fatto una cosa che non doveva fare».
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