Italia e Estero

Caso camici, una chat supporta l’ipotesi di frode per Dini

La Redazione Web
Il titolare della Dama spa, cognato di Fontana, avrebbe scritto alla Onlus per vendere 25 mila pezzi della fornitura alla Regione
La Dama spa avrebbe venduto 50 mila camici alla Regione, l’operazione sarebbe stata trasformata poi in donazione
La Dama spa avrebbe venduto 50 mila camici alla Regione, l’operazione sarebbe stata trasformata poi in donazione
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Non era un’offerta di vendita di camici diretta specificamente alla onlus il Ponte del Sorriso quella che compare in una chat tra Andrea Dini, amministratore delegato della Dama Spa e cognato di Attilio Fontana, ed Emanuela Crivellaro, fondatrice e presidente della associazione benefica di Varese che durante l’emergenza coronavirus si è occupata di raccogliere dalle aziende della zona dispositivi di protezione da donare agli ospedali. È quanto hanno precisato dalla Onlus al centro di un capitolo dell’indagine della Procura di Milano che ha coinvolto anche il governatore della Lombardia. Dall’associazione fanno sapere che quel messaggio era solo «una comunicazione generica» da parte di Dini e «non un invito a comprarli».

Non la pensano così i pm Luigi Furno, Paolo Filippini e Carlo Scalas e l’aggiunto Maurizio Romanelli, che indagano sul caso che sta scuotendo il Pirellone. Nel decreto di perquisizione che martedì sera ha portato la Guardia di Finanza a sequestrare proprio quei 25 mila camici rimasti nei magazzini della ditta titolare del marchio Paul&Shark dopo la trasformazione della fornitura di 75 mila pezzi in una donazione parziale di solo circa 50 mila capi, c’è una ipotesi ben precisa: a proposito del lotto non consegnato «la scansione cronologica dei fatti porta a ritenere che si sia trattato di un preordinato inadempimento, per effetto di un accordo retrostante».

A sostegno di questa ipotesi nell’atto si cita un messaggio WhatsApp inviato da Dini a Emanuela Crivellaro alle 8.58 del 20 maggio scorso, dunque due ore prima della sua offerta di trasformare il contratto di fornitura in parziale donazione. «Ciao - scrive l’imprenditore nel messaggio - abbiamo ricevuto una bella partita di tessuto per camici. Li vendiamo a 9 euro e poi ogni 1000 venduti ne posso donare 100 al Ponte del Sorriso». Pronta la risposta di lei: un ringraziamento caloroso e con la rassicurazione di aver inviato un «messaggio» al responsabile dell’Unità valutazione acquisti e donazioni della Asst Settelaghi in quanto «avrà bisogno di un preventivo».

Secondo la ricostruzione dei pm questa è la dimostrazione che Dini aveva intenzione di rivendere i camici, senza poi riuscirci, per rientrare del mancato introito per via del contratto sfumato con la Regione a causa del pasticcio sorto per il conflitto di interessi, essendo lui stretto parente del governatore lombardo Attilio Fontana. Una perdita economica a cui pure Fontana ha tentato di rimediare con un bonifico, poi bloccato dall’antiricilaggio di Banca d’Italia come operazione sospetta di 250 mila euro provenienti da un conto svizzero scudato dal Governatore nel 2015 e per cui era stato multato dall’Anac quando era ancora sindaco di Varese.

E se la signora Emanuela Crivellaro, come si evince dai verbali, ha raccontato alla magistratura del tentativo dell’imprenditore di «camuffare la vicenda come donazione», dall’altro in una nota ha anche affermato che «la famiglia di Andrea Dini è una famiglia generosa e molto riservata nelle donazioni che vengono elargite in un vero spirito di solidarietà». La difesa. Sul caso è intervenuto anche il difensore di Dini, l’avv. Giuseppe Iannaccone: «Il mio assistito non ha mai avuto intenzione di speculare ai danni della Regione. Nonostante l’elevatissima richiesta di quel materiale, i camici destinati alla Regione sono sempre rimasti in magazzino. Infatti è lì che sono stati sequestrati. La notizia che egli avrebbe tentato di rivenderli a mezzo mondo è falsa. Ho piena fiducia nell’autorità inquirente milanese - ha concluso il legale - ma auspico, per il futuro, un atteggiamento più sereno da parte degli organi di informazione».

 

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