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'Caporalato sui rider', patteggia una ex manager di Uber

Un rider di Uber controlla il suo smartphone, Milano, 24 febbraio 2021.La Procura di Milano ha aperto un'indagine "fiscale" su Uber Eats, filiale italiana del colosso americano già finita in amministrazione giudiziaria per caporalato sui rider, "per verificare se sia configurabile una stabile organizzazione occulta" dal punto di vista fiscale. Lo ha annunciato il procuratore di Milano Francesco Greco nel corso di una conferenza stampa convocata per fare il punto sulle indagini a tutela dei ciclofattorini avviate nel capoluogo lombardo.ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Un rider di Uber controlla il suo smartphone, Milano, 24 febbraio 2021.La Procura di Milano ha aperto un'indagine "fiscale" su Uber Eats, filiale italiana del colosso americano già finita in amministrazione giudiziaria per caporalato sui rider, "per verificare se sia configurabile una stabile organizzazione occulta" dal punto di vista fiscale. Lo ha annunciato il procuratore di Milano Francesco Greco nel corso di una conferenza stampa convocata per fare il punto sulle indagini a tutela dei ciclofattorini avviate nel capoluogo lombardo.ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
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MILANO, 05 FEB - Ha patteggiato un anno e 4 mesi, pena sospesa, con una multa da 21mila euro, l'ex manager di Uber Gloria Bresciani imputata per caporalato nel processo milanese scaturito dall'inchiesta del pm Paolo Storari e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf sulle condizioni lavorative "degradanti" dei rider, che nel maggio 2020 aveva portato al commissariamento della filiale italiana del colosso statunitense del delivery. Amministrazione giudiziaria revocata nel marzo 2021 dopo il riconoscimento del percorso "virtuoso" intrapreso dalla società. Il patteggiamento è stato ratificato dalla giudice Mariolina Panasiti. Come emerso dall'indagine, i rider, reclutati soprattutto nei centri di accoglienza da società di intermediazione di manodopera, venivano "pagati a cottimo 3 euro", "derubati" delle mance e "puniti" con decurtazione dei compensi se non stavano alle regole. Per l'imputata è stato, poi, modificato il capo di imputazione, inserendo la sua condotta in una politica di impresa all'epoca, e col riconoscimento in sentenza delle attenuanti generiche. Nel processo un centinaio di rider si erano costituti parti civili e poi erano usciti dal procedimento ottenendo risarcimenti da Uber Italy per mezzo milione di euro, ossia circa 5mila euro a testa. E nel 2021, con la condanna a 3 anni e 8 mesi in abbreviato per Giuseppe Moltini, uno dei responsabili delle società di intermediazione, la gup Teresa De Pascale aveva convertito un sequestro da 500mila euro in contanti in un risarcimento da 10mila euro a testa per 44 fattorini per un totale di 440mila euro. Nel procedimento avevano già patteggiato Danilo Donnini (2 anni), socio della società di intermediazione Flash Road City, e Leonardo Moltini a 3 anni. "Dovevamo mettere a disposizione un numero di fattorini esorbitante, ci veniva chiesto dalla dirigenza Uber", aveva detto Donnini testimoniando.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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