Italia e Estero

Campagna vaccinale a rilento, Gallera: «Polemiche pretestuose»

«Occorre una poderosa accelerazione» avverte la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa. «Usiamo le ore serali»
Un'operatrice sanitaria riceve la prima dose del vaccino Pfizer BioNTech - Foto Ansa/Fabio Frustaci © www.giornaledibrescia.it
Un'operatrice sanitaria riceve la prima dose del vaccino Pfizer BioNTech - Foto Ansa/Fabio Frustaci © www.giornaledibrescia.it
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Carenze di personale sanitario e di siringhe: sono le zavorre che stanno rallentando la partenza della campagna per la vaccinazione contro il Covid in Italia. Nei primi tre giorni sono state somministrate oltre 52 mila dosi, poco più di una su dieci delle 469.950 fiale Pfizer-BioNTech già consegnate. All'estero si prosegue a ritmo decisamente più elevato: tralasciando Israele, che ha vaccinato oltre l'11% della popolazione, molti stanno facendo meglio dell'Italia, che finora ha coperto solo lo 0,08% dei cittadini.

Mentre la provincia autonoma di Trento marcia a ritmo sostenuto (quasi il 35% delle dosi consegnate), il Lazio è la prima regione per vaccini somministrati (quasi 11mila, oltre il 23%). Con numeri ben inferiori, anche l'Umbria sfiora il 20%, mentre sette regioni non arrivano al 4% delle fiale a loro disposizione: Abruzzo, Lombardia, Calabria, Basilicata, Valle d'Aosta, Sardegna e il Molise. «Occorre una poderosa accelerazione» avverte la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, sottolineando che «le regioni devono mettersi a correre: nessuna dose utilizzabile può attendere di essere usata anche solo per qualche ora. Usiamo anche le ore serali ma corriamo».

In Lombardia i partiti di opposizione, Pd e M5S, attaccano la giunta Fontana parlando di «confronto disarmante con altre Regioni». «Polemiche pretestuose», è la replica dell'assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, che in un comunicato spiega che la campagna di somministrazione del vaccino anticovid in Lombardia «partirà da lunedì 4 gennaio, secondo la programmazione originaria». Nello specifico, si prevede una capacità di somministrazione iniziale fino ad un massimo di 10.000 dosi al giorno, che potrà essere successivamente incrementata fino a 15.000.

Secondo quanto riferisce l’assessore, le consegne delle dosi sono così pianificate, oltre a quella già avvenuta del 30 dicembre (80.595):
- 4 gennaio: 88.920
- 11 gennaio: 97.110
- 18 gennaio: 97.110
- 25 gennaio: 114.660

In totale sono 492.570 dosi, che servono per il fabbisogno della popolazione oggetto della prima fase di vaccinazione: Areu Croci 45.546; Areu dipendenti 428, Asst 116.457; Ircss 12.638; Mmg 10.819; ospedali privati 32.856; Rsa 124.480: totale 343.224.

Dai racconti di chi si occupa della campagna vaccinale sui territori, però, emergono chiaramente le ragioni di questa partenza italiana a rilento. Innanzitutto ci sono problemi nel reclutamento di dottori e infermieri: in diversi punti vaccinali il personale, anche alle prese con l'attività legata ai tamponi, è pronto a fare i doppi turni mentre in altri è stato necessario richiamare medici in pensione o ricorrere a volontari. Le difficoltà principali si verificano dove già prima scarseggiava il personale dedicato alle vaccinazioni tradizionali.

In diverse strutture di Lombardia e Marche non sarebbero invece ancora arrivate le siringhe di precisione e si è ricorso in alcuni casi alle scorte degli stessi ospedali. C'è poi il fattore ferie del personale, motivo per cui in alcune strutture della Sardegna le vaccinazioni della fase 1, partiranno il 7 gennaio.

 

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