Cacciaviti e piedi di porco nelle borse Chanel
Salto di qualità nei furti d'appartamento: a svaligiare diverse abitazioni nel centro di Milano - tra cui quella del sindaco Giuseppe Sala - è stata una banda tutta al femminile di tre giovanissime rom, griffate e alla moda quanto le più famose fashion blogger del momento. Non più borseggi da pochi euro sui mezzi pubblici, le «pantere dei furti» - così le ha soprannominate la polizia - puntavano al lusso.
Nel covo della banda - una villetta di Bollate, periferia milanese - la polizia ha trovato borse, scarpe e cinture dei più famosi brand (Chanel, Dior, Gucci, Hermès, Louis Vitton per citarne alcuni), pellicce e capi di abbigliamento, ma anche trucchi, profumi e contanti.
Le tre ragazze arrestate - Gina Beltrami di 19 anni, la ventenne Claudia Riesteviski e D.O di 16 anni - erano all'apparenza insospettabili grazie al loro look alla moda. Pur essendosi ormai specializzate in furti d'appartamento, non avevano obiettivi precisi, sceglievano le abitazioni casualmente approfittando di portoni lasciati aperti o intrufolandosi nei palazzi mentre qualcuno usciva.
Un modus operandi che hanno utilizzato per mettere a segno diversi colpi in città negli ultimi due anni. A incastrarle questa volta è stata un'impronta digitale lasciata sull'anta di un armadio del sindaco Sala, ritrovata dalla scientifica durante il sopralluogo; impronta che corrisponde a quella della Beltrami, già schedata dalla polizia e con precedenti per furto.
Le indagini degli inquirenti, alcune testimonianze e le immagini delle telecamere di videosorveglianza in città hanno permesso di identificare anche le altre componenti della banda. Al momento dell'arresto - per furto e ricettazione - nel covo di lusso la polizia ha trovato non solo le tre donne ma anche un'altra minore già colpita da un'ordinanza di custodia cautelare.
La villetta era stata trasformata in un «supermarket della ricettazione, non c'era nulla che non fosse griffato», ha spiegato Maria Josè Falcicchia, dirigente dell'Ufficio di Prevenzione della Questura di Milano, tanto che prima di essere portate via in manette le donne hanno chiesto quale delle tante paia di scarpe rubate potessero tenere ai piedi.
Il covo era la base «logistica» anche per altre ladre rom che arrivavano da Parigi. Su due di loro sono in corso accertamenti. «Si tratta di una rete internazionale - ha spiegato ancora la dirigente - però in una fase più organizzata e diversa da come solitamente si immagina: con una casa, una base logistica, ragazze ben vestite e apparentemente insospettabili: però erano delle ladre»
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