Brexit, Giacca: «Se hard avrà un impatto duro sulla ricerca»
«Una hard Brexit avrebbe un impatto devastante sulla ricerca inglese» e la bocciatura del piano soft di uscita di Theresa May martedì scorso, sta causando «negli ambienti universitari di Londra preoccupazione vera». Lo scrive oggi nella sua rubrica settimanale sul quotidiano Il Piccolo, il genetista Mauro Giacca che, dopo essere stato per anni direttore dell'Icgb (Istituto di genetica e biotecnologia) di Trieste, da alcuni mesi dirige un gruppo di ricercatori della Scuola di Medicina cardiovascolare del King's College di Londra.
«Il Regno Unito è il Paese più avanzato al mondo nella scienza», sottolinea Giacca, ricordando che, pur contando «meno dell'1% della popolazione mondiale», vanta il «15% delle pubblicazioni più citate, e più premi Nobel di tutte le altre nazioni europee». Inoltre, «tra le prime venti università nel ranking mondiale, le migliori europee sono britanniche». Sebbene siano «largamente popolate da ricercatori stranieri, ad esempio sono più del 30% al King's College London e più del 40% al Francis Crick Institute di Londra».
Ricercatori che Giacca definisce «bravissimi nel vincere finanziamenti europei: nell'ultimo programma quadro FP7 dal 2007 al 2013 hanno portato a casa più di 7 miliardi di euro» e «godono di oltre duemila progetti finanziati dallo European Research Council», prosegue Giacca sul Piccolo. Analogamente, «un quinto dei finanziamenti pubblici di Cambridge e Oxford, sono erogati da Bruxelles». E tutti «rischiano bruscamente di venire a mancare dopo il 29 marzo». Di fronte a questo scenario, «il governo inglese si è già impegnato a subentrare con propri fondi in caso di No Deal e alcune università stanno implementando schemi di finanziamento domestici alternativi».
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