Bresciani negli States, il «nostro» day-after
«Da immigrato - dice Alberto Morandi, bresciano che vive e lavora in Connecticut - speravo che vincesse Hillary. Ci credevo. Invece è arrivata la batosta». Ci sperava, Alberto, perché da immigrato negli Usa ha una serie di adempitamenti burocratici da rispettare, primo fra tutti il rinnovo del «Visa». Il timore, con Trump alla White House, è che le procedure siano ancora più complicate.
«Nè Clinton nè Trump hanno mai convinto il papà della famiglia per cui lavoro - racconta Sara Bresciani, 20enne di Roncadelle da inizio anno impegnata a Long Island (New York) -. Nel mio gruppo di ragazze alla pari c’è molta preoccupazione: le altre temono che non potremo più lavorare negli Stati Uniti, ma secondo me esagerano».
«Trump si è sicuramente posto male - aggiunge Simone Apostoli, chef in quel di Manhattan -, ma leggendo il programma si trovano idee interessanti per il futuro dell’America».
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