Bonomi: «Pronti ad aprire le fabbriche per le vaccinazioni»
Pronti ad aprire le fabbriche per le vaccinazioni dei lavoratori e dei loro familiari. Così il presidente di Confindustria Carlo Bonomi in un'intervista in apertura di prima pagina su la Repubblica, dove parla anche della sua fiducia verso Mario Draghi e spiega che sullo sblocco dei licenziamenti si deve tornare alla normalità, riformando gli ammortizzatori sociali.
«Siamo d'accordo con l'impostazione del presidente Draghi di coinvolgere i privati nel piano vaccinale - osserva Bonomi - i dipendenti delle aziende aderenti a Confindustria sono circa 5,5 milioni, se consideriamo una media di 2,3 componenti per nucleo familiare potremmo vaccinare più di 12 milioni di persone. Siamo disposti a mettere le fabbriche a disposizione delle comunità territoriali nell'ambito del piano nazionale delle vaccinazioni. Abbiamo già inviato una nostra proposta operativa a Palazzo Chigi».
«Nel discorso programmatico ho ritrovato cose che Confindustria dice da tempo - rileva Bonomi - due esempi: che non possiamo scaricare sui giovani l'incremento del debito pubblico; che una riforma del fisco non si può fare a colpi di bonus bensì in maniera organica. La discontinuità è Draghi».
Sul blocco dei licenziamenti: «Basta proroghe a ripetizione. La discussione non è licenziare sì o no. Il tema vero è come riformare le tutele per il lavoro sapendo che la pandemia ha accelerato la trasformazione dei processi produttivi. Il lavoro non si difende dov'era e com'era. Il punto è aumentare l'occupabilità delle persone, cioè la loro capacità di essere richiesti dal mercato. Siamo favorevoli ad una proroga selettiva. Sbloccare i licenziamenti non vuol dire affatto che ci sarà la corsa a licenziare».
La proposta di Confindustria punta a «introdurre un ammortizzatore universale, valido per tutti i lavoratori e per tutti i settori; favorevoli a rafforzare l'assegno di ricollocazione» e a «avviare politiche attive per il lavoro». Poi rileva: «un'azienda come l'Alitalia non può essere perennemente sostenuta. Diverso è il caso dell'Ilva perché la produzione di acciaio è strategica per molte filiere produttive nazionali». Sul fisco, avverte Bonomi, «l'Irap va tolta: è una tassa inopportuna, inadeguata e anche folle».
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