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Boko Haram e il rapimento di 111 studentesse

Portate via dai terroristi affiliati all'Isis da una scuola della Nigeria dove in 9 anni Boko Haram ha seminato 20mila vittime
  • Boko Haram semina terrore: rapite altre 111 studentesse
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Boko Haram torna a seminare il terrore in un collegio femminile in Nigeria. Questa volta nel mirino dei jihadisti che combattono «i valori occidentali» sono finite almeno 111 studentesse di Dapchi, un villaggio nello stato di Yobe, a circa 270 chilometri da Chibok, dove quattro anni fa i terroristi islamici rapirono 270 ragazze. 

L'ultimo attacco del sanguinario gruppo nigeriano affiliato dell'Isis è stato sferrato attorno alle 18 di lunedì. In un primo momento era sembrato che tutte le studentesse e gli
insegnanti fossero riusciti a sfuggire alla furia dei Boko Haram perché allertati dal rumore di spari ed esplosivi dei terroristi in avvicinamento. Invece, secondo la polizia, sono 111 le ragazze scomparse, alcune delle quali successivamente liberate e ritrovate in vita.

«Su 926 studentesse, 815 sono tornate a scuola il giorno dopo l'attacco», ha spiegato ai media internazionali il comandante Abdulmaliki Sumonu. La buona notizia è che all'interno dell'istituto non sono state trovate ragazze uccise, ha detto ancora il capo della polizia che ufficialmente nega si tratti di «rapimenti». Tuttavia i genitori delle studentesse sono preoccupati. «Non sappiamo ancora nulla delle nostre figlie. Quante sono riuscite a salvarsi e quante sono disperse. Abbiamo avuto solo notizie confuse», ha detto ai media internazionali il padre di una ragazza di 16 anni. Un altro genitore ha raccontato di aver visto un camion pieno di studentesse allontanarsi dal collegio. 

Si teme che il numero delle scomparse possa essere molto più alto, soprattutto ripensando all'attacco di quattro anni fa quando a Chibok i jihadisti di Boko Haram fecero irruzione nella notte in un collegio femminile mettendolo a ferro e fuoco e sequestrando oltre 270 studentesse. Il caso scioccò la comunità internazionale e mise in moto una grande mobilitazione in tutto il mondo («Bring back our girls») che coinvolse anche l'allora First Lady americana Michelle Obama e la giovane premio Nobel pachistana Malala. 

Cento delle «ragazze di Chibok» sono riuscite a ricongiungersi con le loro famiglie solo lo scorso settembre. Altre 80 erano state rilasciate a maggio nell'ambito di un controverso scambio di prigionieri tra il governo nigeriano e i terroristi. Ma decine di loro sono ancora nelle mani di Boko Haram che le sfrutta sessualmente, schiavizza e, si teme, costringe a immolarsi come kamikaze. In 9 anni Boko Haram ha provocato in Nigeria la morte di 20.000 persone e creato 2 milioni e mezzo di sfollati. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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