Benedetto XVI, terzo Papa nella storia a parlare all'Onu dopo Montini e Wojtyla
Il Papa emerito Benedetto XVI, morto questa mattina all'età di 95 anni, è stato uno dei quattro pontefici nella storia a parlare all’assemblea dell’Onu, al Palazzo di Vetro di New York. Era il 2008 e si celebrava il 60esimo della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo. I precedenti furono Paolo VI nel 1965, Giovanni Paolo II due volte, nel 1979 e nel 1995. Papa Francesco, invece, parlò dallo stesso pulpito nel settembre del 2015.
Le parole di Papa Ratzinger
Tornando a ritroso nel tempo Ratzinger parlò all’assemblea ricordandone i principi fondativi. «Il desiderio della pace, la ricerca della giustizia, il rispetto della dignità della persona, la cooperazione umanitaria e l'assistenza esprimono le giuste aspirazioni dello spirito umano e costituiscono gli ideali che dovrebbero sottostare alle relazioni internazionali. Si tratta di argomenti che la Chiesa Cattolica e la Santa Sede seguono con attenzione e con interesse». «Questioni di sicurezza - precisò -, obiettivi di sviluppo, riduzione delle ineguaglianze locali e globali, protezione dell'ambiente, delle risorse e del clima, richiedono che tutti i responsabili internazionali agiscano congiuntamente». Fece quindi notare l'«ovvio paradosso» delle «decisioni di pochi» su temi globali, mentre «i problemi del mondo esigono interventi nella forma di azione collettiva da parte della comunità internazionale».
Gli interventi di Papa Wojtyla
Come detto, Giovanni Paolo II, fu a New York il due ottobre 1979. Fu accolto all'assemblea dell'Onu dal segretario generale Kurt Waldheim che lo aveva invitato per i 30 anni della Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo. Il suo discorso fu incentrato sul grande tema dei diritti umani. Diede sfogo ad alcuni ricordi personali sulla guerra, in particolare sull'occupazione della Polonia e sul lager di Auschwitz, «uno dei luoghi più dolorosi e più traboccanti di disprezzo per l'uomo e per i suoi fondamentali diritti». Seguì una riflessione sulla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo che definì la «pietra angolare» costata «milioni di nostri fratelli e sorelle che l'hanno pagata con la propria sofferenza e sacrificio, provocati dall'abbrutimento che aveva reso sorde e ottuse le coscienze umane dei loro oppressori e degli artefici di un vero genocidio». Sedici anni dopo, era il 5 ottobre 1995, Giovanni Paolo II, tornò per i 50 anni della fondazione dell'Onu. Iniziò il suo intervento prendendo atto dei fatti storici avvenuti a partire dal 1989 in Europa dell'Est, con al caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Ma un passaggio chiave fu la parte dedicata all'insorgere delle nuove minacce, quelle dei «nazionalismi» e del «fondamentalismi».
Papa Montini, primo Papa all'Onu
Era invece il 4 ottobre 1965 quando, per il ventesimo anniversario dell'Onu, Paolo VI pronunciò un discorso in cui erano forti gli echi delle guerre che hanno insanguinato il Novecento e i timori sul possibile olocausto nucleare, quanto mai attuale anche oggi. Papa Montini levò alta la voce e gridò: «Non più la guerra, Non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei popoli e dell'intera umanità!».
Fu il momento più carico di commozione. Tutti i presenti applaudirono a lungo il primo Papa della storia che andò a parlare davanti a un consesso mondiale. «Voi - aggiunse - attendete da noi questa parola, che non può svestirsi di gravità e di solennità: non gli uni contro gli altri, non più, non mai! A questo scopo principalmente è sorta l'Organizzazione della Nazioni Unite: contro al guerra e per la pace!». Paolo VI evocò i morti delle «inutili stragi», condannò la radice del male, l'orgoglio, che «provoca le tensioni e le lotte del prestigio, del predominio, del colonialismo, dell'egoismo». Citò Kennedy («L'umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all'umanità») e indicò nel disarmo la via per affermare una nuova storia di pace.
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