Italia e Estero

Barcellona, separatisti condannati: protesta anche Pep Guardiola

Condannati 12 leader per la proclamazione d'indipendenza. In migliaia occupano l'aeroporto. L'ex rondinella aderisce con un video
Pep Guardiola legge il manifesto di Tsunami Democratico
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Dai 9 ai 13 anni di carcere. Sono pesantissime le condanne decise dai giudici della Corte suprema spagnola contro 12 leader separatisti catalani dopo un processo durato quattro mesi sugli eventi che hanno scatenato la peggior crisi politica in Spagna degli ultimi 40 anni. Una sentenza dura che ha voluto punire la proclamazione unilaterale d'indipendenza della Catalogna, nell'ottobre 2017, dopo un referendum che per il governo di Madrid era e resta illegale. Immediata la reazione di politici e cittadini che sostengono il diritto della ricca regione autonoma a separarsi dalla madre patria e che hanno protestato a migliaia sui social media e nelle strade di Barcellona.

Nove leader indipendentisti sono stati condannati per il reato di sedizione. A nessuno è stato riconosciuto il reato più grave di ribellione, per il quale l'accusa aveva chiesto 25 anni. Poco dopo la sentenza, il giudice Pablo Llarena ha emesso, inoltre, un nuovo mandato di arresto internazionale a carico dell'ex presidente della Catalogna Carles  Puigdemont, fuggito in Belgio. Ed è proprio lui, in conferenza stampa da Waterloo, uno dei primi a reagire alle condanne. «Non ci fermeranno fino a quando non annulleremo tutti gli effetti della repressione e respireremo la libertà. Non c'è altra via che un nuovo referendum nel quale possiamo dire ciò che vogliamo e come lo vogliamo. Devono sapere che non accettiamo una soluzione basata su repressione e condanne», ha detto.

  • Momenti di forte tensione all'aeroporto di Barcellona e per le strade della città
    Momenti di forte tensione all'aeroporto di Barcellona e per le strade della città
  • Momenti di forte tensione all'aeroporto di Barcellona e per le strade della città
    Momenti di forte tensione all'aeroporto di Barcellona e per le strade della città
  • Momenti di forte tensione all'aeroporto di Barcellona e per le strade della città
    Momenti di forte tensione all'aeroporto di Barcellona e per le strade della città
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  • Momenti di forte tensione all'aeroporto di Barcellona e per le strade della città
    Momenti di forte tensione all'aeroporto di Barcellona e per le strade della città

Intanto, nonostante gli appelli di Sanchez ad aprire una nuova fase di dialogo anche in vista delle difficili elezioni del 10 novembre, le quarte in quattro anni, migliaia di separatisti sono scesi per le strade di Barcellona e in altre città catalane per protestare contro la sentenza. Momenti di tensione al terminal uno dell'aeroporto della città, dove si è svolta la manifestazione più consistente, quando la polizia ha respinto con i manganelli dentro la stazione della metropolitana centinaia di persone e poi ha chiuso la linea che collega il centro con lo scalo. La misura non ha fermato la protesta, in migliaia hanno deciso di percorrere a piedi la distanza che separa l'aeroporto da Barcellona, circa tre e ore e mezza di cammino. Secondo i Mossos d'Esquadra, la polizia catalana arrivata sul posto in assetto anti-sommossa, erano circa 8.000 le persone che si trovano nell'aerea dei parcheggi e in altri punti. Oltre 100 i voli cancellati per le proteste.

E anche l'ex rondinella Pep Guardiola, ora tecnico del Manchester City ha voluto unirsi idealmente alla protesta dopo le condanne: «Oggi, una sentenza della Corte Suprema è stata resa pubblica nello Stato spagnolo, è un attacco diretto ai diritti umani, incluso il diritto di riunione e manifestazione, il diritto alla libertà di espressione e il diritto a un processo equo». Comincia così il testo di un manifesto della piattaforma indipendentista catalana «Tsunami Democratico» che lo sportivo catalano ha letto in un video. Già ieri il Barcellona si era espresso contro la sentenza, una posizione che ha visto concordi molti sportivi catalani.

«Chiediamo al governo spagnolo una soluzione politica e democratica. Chiediamo alla società civile internazionale che metta pressione al suo governo per intervenire in questo
conflitto, trovando soluzioni politiche e democratiche. Il tutto basato sul dialogo e il rispetto. Perché c'è solo una soluzione, sedersi e parlare», si chiude il manifesto.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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