Italia e Estero

Baby gang di rapinatori a Modena, cinque misure cautelari

Bullismo, immagine di archivio. ANSA/FRANCO SILVI
Bullismo, immagine di archivio. ANSA/FRANCO SILVI
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MODENA, 08 GEN - Polizia e carabinieri hanno posto fine a Modena alle attività di una baby gang dedita alle rapine che colpiva prevalentemente nel centro storico della città emiliana ma non solo, in orari notturni, all'uscita di scuola o alla stazione dei treni e corriere. Sono cinque le misure cautelari applicate dalle forze dell'ordine su coordinamento della procura dei minori di Bologna. Tutti minorenni i destinatari: hanno tra i 14 e i 17 anni. Uno dei cinque indagati, destinatario della misura del collocamento in comunità, non è stato rintracciato perché trasferitosi all'estero. Altri tre sono stati sottoposti al collocamento in comunità in diverse località, anche di altre province, mentre per il quinto indagato è stata eseguita la misura della permanenza domiciliare. Sono in tutto nove gli episodi contestati al gruppo, avvenuti tutti tra il 28 ottobre e il 19 novembre. La baby gang colpiva sempre con modalità simili: individuata la giovane vittima, questa veniva avvicinata con una scusa, accerchiata, rapinata del denaro e, quando 'necessario', partivano pure calci e pungi. Alcune vittime hanno riportato prognosi anche di dieci giorni refertate in ospedale. Non manca, nei tredici capi d'imputazione, l'utilizzo di coltelli a scopo intimidatorio. Importanti si sono rivelate sia le immagini delle telecamere di sorveglianza, sia le testimonianze di chi ha subìto le aggressioni. "Sicuramente la forza delle vittime di denunciare è stato determinante - sottolinea il capo della squadra mobile di Modena Mario Paternoster - come la collaborazione con le forze di polizia. C'era la prevaricazione, la voglia di affermarsi in maniera violenta da parte di questi ragazzi nei confronti di giovani indifesi. Il denaro era solo un pretesto, chiedevano pochi euro o qualche sigaretta, ma in realtà al rifiuto avveniva poi l'atto violento, accerchiando e picchiando e poi derubando. Un fenomeno diffuso - termina Paternoster - però è anche vero che la risposta da dare è questa: fare rete tra le forze di polizia, mettere insieme le conoscenze investigative e fare rete".

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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