Attacchi alla stampa: il briefing alla Casa Bianca dura 5 minuti
Cinque minuti, il tempo utile per attaccare i media «irresponsabili», che riportano «informazioni false» di cui dovrebbero «vergognarsi».
Sean Spicer, il portavoce della Casa Bianca, convoca a sorpresa di sabato il primo briefing ufficiale. Mentre le proteste nel mondo, con 2,5 milioni di persone in piazza, gettano un'ombra sulla prima giornata da presidente di Donald Trump, Spicer attacca la stampa per i numeri sul pubblico che ha assistito all'Inaugurazione.
Presentandosi nella Briefing Room della Casa Bianca con un'ora di ritardo, Spicer non accetta alcuna domanda: non sorride, appare arrabbiato, furioso. Lascia la stanza rapidamente mentre i giornalisti presenti, un po' colpiti, cercano di chiedere un commento sulle proteste in corso negli Stati Uniti e nel mondo.
L'audience dell'Inaugurazione «è stato il più grande di sempre, punto. I tentativi di sminuire l'entusiasmo dell'Inaugurazione sono sbagliati e vergognosi», afferma Spicer, ammettendo di non avere però i numeri precisi. Confronti fotografici tra la cerimonia per Trump e quella per Obama nel 2009, molto partecipata, mostrano due situazioni ben differenti, come si vede qui sotto.
«Il Mall era pieno», dice però Spicer, offrendo numeri vaghi: le tre grandi sezioni del Mall contengono ognuna almeno 200.000 persone ed «erano tutte piene quando il presidente ha giurato».
Le sue parole fanno eco a quelle del presidente Trump che, visitando la sede della Cia, si era già, con toni decisamente più morbidi, soffermato sul numero dei presenti all'Inaugurazione.
«Sembravano un milione, un milione e mezzo di persone», ha detto Trump, precisando comunque come alcune delle inquadrature offerte ritraevano una realtà non veritiera. Pur facendo polemica, però, Trump non aveva attaccato la stampa, uno dei suoi «nemici» per eccellenza. Anzi aveva addirittura ammesso di essere stato trattato bene dai media nel giorno dell'Inaugurazione. «Li chiamo sempre i media disonesti, ma mi hanno trattato bene».
I toni usati da Spicer sono stati ben più agguerriti, con il portavoce della Casa Bianca che ha criticato anche chi ha pubblicato la falsa informazione sulla rimozione del busto di Martin Luther King dallo Studio Ovale. Da Spicer è arrivata anche una sorta di minaccia: «Riterremo la stampa responsabile».
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