Italia e Estero

Archiviata l'inchiesta sui soldi in Svizzera di Attilio Fontana

Il governatore della Lombardia era indagato per autoriciclaggio e falso. Accertamenti su 2,5 milioni di euro
Il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana - Foto Ansa/Matteo Bazzi © www.giornaledibrescia.it
Il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana - Foto Ansa/Matteo Bazzi © www.giornaledibrescia.it
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Si chiude con un'archiviazione l'inchiesta in cui il governatore della Lombardia Attilio Fontana era indagato per autoriciclaggio e falso nella «voluntary disclosure» su 5,3 milioni di euro, depositati su un conto a Lugano e scudati nel 2015, e che si concentrava su parte del denaro, ossia 2,5 milioni, che gli inquirenti ritenevano frutto di presunta evasione. Una tranche autonoma di indagine scaturita dal caso dell'affidamento nella primavera 2020 da parte di Aria, centrale acquisti regionale, di una fornitura, poi trasformata in donazione, da circa mezzo milione di euro di 75 mila camici e altri dpi a Dama, società del cognato del presidente lombardo, Andrea Dini.

Nessuna risposta dalla Svizzera

Il gip Natalia Imarisio, nel filone finanziario, ha accolto l'istanza dell'aggiunto Maurizio Romanelli e dei pm Paolo Filippini e Carlo Scalas, che avevano chiesto di archiviare dopo che la Svizzera non aveva risposto a una rogatoria inviata a marzo 2021, nonostante lo scorso settembre ci fosse stato anche un sollecito. Se Fontana, infatti, ha sempre ribadito di aver fatto «riemergere» con lo scudo fiscale nel settembre 2015 quegli oltre 5 milioni, che erano il lascito ereditario della madre, per la Procura «l'origine» di parte della «provvista», ossia 2 milioni e mezzo arrivati su un conto Ubs nel 2005, era rimasta «inspiegata». E «più verosimilmente riconducibile ai proventi non dichiarati dell'attività professionale», quella di avvocato, di Fontana. Di risposte, però, non ne sono arrivate dalle autorità svizzere che hanno negato «l'assistenza», anche perché era scaduto «il termine di obbligatoria conservazione della più risalente documentazione bancaria».

I «risalenti risparmi di famiglia»

Dal canto suo, tuttavia, la difesa di Fontana, coi legali Jacopo Pensa e Federico Papa, a metà maggio scorso ha depositato documenti, con date a partire dal '97 e relativi ai conti svizzeri, per dimostrare che non c'era stato alcun versamento in contanti, ma che si trattava di denaro investito in titoli, fondi e altro, riconducibile alla madre. Si trattava sempre di «risalenti risparmi di famiglia». Così il giudice nel suo provvedimento, da un lato, «concorda con l'ufficio del Pubblico Ministero» che «ritiene non acquisite e non acquisibili» per la mancata risposta alla rogatoria, «risultanze sufficienti ad ipotizzare con ragionevole prognosi di condanna la riconducibilità delle violazioni in esame (anche solo in parte)» a Fontana. Dall'altro lato, fa notare pure che «i concreti esiti investigativi», con «gli apporti citati dalla difesa», ossia la documentazione prodotta dai legali, portino «maggiormente» a concludere per la «esclusione» della «riconducibilità» delle «violazioni in esame» all'esponente leghista.

«La difesa e il presidente Fontana - hanno spiegato i legali Pensa e Papa - sono ovviamente felici del provvedimento di archiviazione, che onestamente era atteso, poiché il presidente ha sempre dichiarato il vero e non ha mai nascosto alcun documento agli inquirenti». E ancora: «La soddisfazione è poi ancora più grande, poiché il giudice ha voluto andare oltre la richiesta della Procura - hanno chiarito - specificando che non sussistono i presupposti del reato, alla luce delle produzioni documentali offerte». Per Fontana e altre 4 persone, tutte accusate di frode in pubbliche forniture, il prossimo 18 marzo si aprirà, intanto, l'udienza preliminare per il «caso camici».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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