App Immuni, è (quasi) conto alla rovescia: ecco cosa sappiamo
Per la app Immuni «siamo alle battute finali. Abbiamo fatto un lavoro molto accorto e ci auguriamo che il massimo numero di italiani possa decidere volontariamente come previsto dalla norma, di scaricare questa app e sarà uno strumento in più, un pezzo di una strategia più complessiva del governo».
A dirlo è stato l'altroieri il ministro della Salute Roberto Speranza. Oggi, in teoria, mancano 48 ore alla data di rilascio prevista della nuova app (29 maggio), destinata al cosiddetto contact tracing, vale a dire al tracciamento dei contatti tra individui e di conseguenza tra soggetti infetti da coronavirus e potenziali contagiati. In realtà, è prevista una sperimentazione in tre regioni (Abruzzo, Liguria e Puglia) e lo scaricamento sui propri smartphone non sarà possibile prima di 10-15 giorni.
Parallelamente procede anche l'attività del Garante per la privacy. Come ricordato dallo stesso Antonello Soro: «Una volta allestito il dispositivo con la sua architettura va trasmesso al Garante per un parere conclusivo». Finora l'Autorità ha dato il suo giudizio positivo «sulla norma approvata dal governo e proposta al Parlamento, che ha raccolto le indicazioni venute da noi e dal complesso delle Autorità europee di protezione dati, che hanno suggerito di incardinare il tracciamento calibrandolo con le persone, hanno insistito sul principio di volontarietà, perché non c'è obbligo di scaricare la app ma l'unico criterio è la fiducia dei cittadini verso la tecnologia. E poi sul principi di conservazione dei dati solo per il tempo necessario»Ma il passaggio più significativo è rappresentato dalla pubblicazione sulla piattaforma GitHub del codice sorgente dell'applicazione creata dalla milanese Bending Spoons, che come noto sarà un software open source, cioè implementabile anche da programmatori che vogliano proporre proprie soluzioni integrative.
Cosa sappiamo per ora di questa app? Oltre a quanto già diffuso nelle scorse settimane, si aggiungono alcuni elementi concreti:
1. Si appoggia al sistema di tracciamento realizzato da Apple e Google (aspetto sul quale il Copasir aveva avanzato perplessità).
2. Oltre alla volontarietà dell'utilizzo dell'app, totalmente confermata, l'app non prevede alcun sistema di geolocalizzazione: in altre parole, registrerà i contatti per individuare i potenziali contagi, ma non fornirà alcuna informazione né agli utenti, né a terzi di dove si trovi chi ha in uso Immuni né tantomeno dove si trovava quando è entrato in contatto con un soggetto poi risultato positivo.
3. Pubblicando il codice sorgente il ministero dell'Innovazione ha svelato la «faccia» di Immuni e anche il logo, un omino in un cerchio blu. Oltre venti screenshot confermano il funzionamento dell'app già trapelato nei giorni scorsi, dal download all'alert di «rilevato contatto con una persona positiva» fino al caricamento dei dati in caso di positività al Covid-19, per cui è necessaria «l'assistenza di un operatore sanitario autorizzato».
4. Tra i dati che verranno caricati anche la zona di provenienza, la provincia e le informazioni epidemiologiche come ad esempio «la durata dell'esposizione ad un utente positivo».
5. L'alert che rileva il contatto a rischio è di colore arancione. All'utente viene chiesto se ha manifestato alcuni sintomi: «Febbre di qualsiasi grado, tosse, affaticamento, difficoltà respiratoria e perdita di gusto o olfatto». Se la risposta è affermativa si segue una procedura ad hoc, in caso contrario si è invitati a seguire «semplici accorgimenti» fino alla data stabilita, come «restare in casa» e «rispettare le misure di distanziamento fisico (almeno un metro)».
6. L'app associa a ogni telefono un codice casuale e anonimo, i telefoni che si avvicinano scambiano i rispettivi codici casuali e in caso di riscontro con un positivo l'utente viene avvertito. Si passa anche per una serie di interfacce che chiedono di attivare le notifiche di esposizione al Covid e anche il Bluetooth, che è la tecnologia di base dell'app, impiegata nella versione a basso consumo energetico. Immuni si innesta sulla piattaforma elaborata di concerto da Google e Apple e consegnata ai governi di tutto il mondo, anche all'Italia, il 20 maggio.
7. Resta, non secondaria, una questione di sicurezza informatica, sulla quale pure era intervenuto il Copasir: «Il rilascio del codice sorgente è positivo ma ci vorranno diversi giorni per esaminarlo e dare giudizi», spiega Stefano Zanero, professore associato di computer security al Politecnico di Milano che aggiunge: «Manca però il codice sorgente relativo alla parte del server che gestirà le informazioni sugli infetti, aspettiamo anche quello». Server che, a quanto reso noto, sarà in capo a Sogei, società di IT a capitale pubblico.
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