Italia e Estero

Anna Maria Mori, 'vergognoso atto vandalico a Foiba Basovizza'

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ROMA, 08 FEB - "È una cosa assolutamente vergognosa perché noi abbiamo veramente pagato tanto". Anna Maria Mori, giornalista e scrittrice istriana, nata a Pola, che ha vissuto l'esodo dalla sua terra a 9 anni, parla così con l'ANSA dell'atto vandalico alla foiba di Basovizza alla vigilia del Giorno del Ricordo che si celebra il 10 febbraio. "È un orrore che come popolo ci perseguita. È un po' simile all'antisemitismo che perseguita gli ebrei. Anche noi come istriani abbiamo vissuto questa nostra tragedia e abbiamo pagato con un silenzio imposto per quasi 50 anni dalla politica sulla nostra storia che è stata negata fino al Giorno del Ricordo. E quando è stata conosciuta c'è stata da una parte dell'Italia che ha vissuto tutta una vulgata anti-noi, anti-Istria, che ci ha criminalizzato, che ha dichiarato che eravamo tutti fascisti e noi non lo eravamo, eravamo solo povera gente", spiega Mori. Gli scritti vandalici sulla foiba di Basovizza, sottolinea però la giornalista-scrittrice, "sono in sloveno. La comunità slovena che abita in quello zone, anche a Trieste, è quella che mal digerisce che si parli di questa storia. La scritta in sloveno penso che sia opera loro, mi pare buffo che sia opera di italiani". Mori non si stupisce di questo atto vandalico: "gli insulti, le offese ai monumenti alle foibe in tutta Italia ci sono tutti gli anni per il Giorno del Ricordo, non è una novità. Certo - dice - la foiba di Basovizza è la più simbolica, è come se fosse il Monumento al Milite Ignoto per noi istriani", dice l'autrice di Bora, scritto trent'anni fa e di altri due libri dedicati all'Istria: Nata in Istria e L'anima altrove oltre a due documentari: Istria 1943-1993. Cinquant'anni di solitudine e Istria. Il diritto alla memoria. "Anche durante le presentazioni dei miei libri sono stata aggredita, insultata e perseguitata un po' ovunque da questa nicchia resistente che continua a negare, a non voler vedere questa verità che come dice Gramsci è sempre rivoluzionaria". "Trovare la documentazione per i miei libri era impossibile. Solo nelle librerie di Trieste c'era qualcosa. C'è una ignoranza diffusa coperta dalla ideologia e questo è il problema". Cosa si augura per il Giorno del Ricordo? "Che piano piano la gente cominci a capire che noi siamo parte della storia nazionale, non siamo un popolo a parte".

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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