Amministrative in Italia, test per i partiti e per le alleanze
Un test tra gli schieramenti e dentro gli schieramenti, tra leader, vecchi e nuovi, di partiti avversari ma anche tra quelli alleati. Se le elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre difficilmente avranno ricadute sul governo Draghi, saranno a livello nazionale una prova per verificare lo stato di salute dei partiti in vista delle politiche del 2023 e i rapporti di forza in vista dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Con inevitabili ricadute anche sulle future scelte sul territorio.
Il segretario del Pd Enrico Letta, che verificherà anche il suo consenso personale nel seggio di Siena, non fa mistero del fatto che il voto sarà «la prova generale» dell'alleanza con M5S. Sotterranea ma anche più agguerrita è la partita che si gioca nel centrodestra tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni: i voti di lista della Lega e di Fdi, nonostante la «pace» sancita ieri, peseranno nella sfida per la premiership alle politiche. Per questo i leader hanno battuto su e giù l'Italia con un ritmo frenetico tranne Silvio Berlusconi, al quale lo stato di salute impone cautela, e Matteo Renzi che, anche se al primo battesimo elettorale per Iv, ha preferito il basso profilo.
Pd e M5s corrono insieme, oltre che in Calabria, a Bologna e Napoli per quanto riguarda i capoluoghi di Regione, in 5 capoluoghi di provincia (Varese, Pordenone, Ravenna, Grosseto e Isernia) su 14, e in 27 comuni sopra i 15mila abitanti su 97. Letta e Conte dichiarano di andare d'amore e d'accordo ma nei rapporti molto influirà il sostegno reciproco nei ballottaggi nelle città dove al primo turno Pd e M5s sono andati separati. Occhi puntati quindi soprattutto su Roma e Torino, dove 5 anni fa i pentastellati fecero il colpaccio con Virginia Raggi e Chiara Appendino. Difficile che il bis riuscirà in un'elezione che sembra più tornare allo schema tradizionale bipolare, centrosinistra contro centrodestra. E lo stesso Giuseppe Conte, da poco incoronato leader M5s, mette le mani davanti spiegando che «questo è il tempo della semina».
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Partita incrociatissima dentro il centrodestra, unito ovunque, tranne Spoleto, a livello territoriale ma diviso al governo con Lega e Fi in maggioranza e Fdi fieramente all'opposizione. Salvini, che ha dato dimensione nazionale alla Lega, punta a confermare il primato suo e del partito dentro la coalizione anche per mettere a tacere alcuni malumori interni emersi sul tema dei vaccini e del green pass. Giorgia Meloni, che i sondaggi dell'ultimo periodo hanno visto crescere in modo esponenziale, tenta di radicare Fdi anche al nord, tradizionale feudo di Fi e della Lega e consolidare il suo peso nel centrosud. Guarda al futuro, invece, Silvio Berlusconi secondo il quale - intervenuto con un'intervista a Il Mattino in cui chiarisce che senza Forza Italia, «senza noi e le nostre idee non esisterebbe un centro-destra vincente e di governo né nelle città, né a livello nazionale» - il governo Draghi deve durare fino al 2023 precisando anche di non voler parlare del Quirinale «fino al giorno in cui il Presidente Mattarella non avrà esaurito il suo mandato».
Ma negli ultimi giorni di campagna elettorale, protagonista è stata soprattutto una consistente fetta di elettori corteggiata da tutti: gli indecisi, stimati intorno al 40 per cento soprattutto nelle grandi città e in Calabria. Lo stesso presidente della Camera Roberto Fico è intervenuto sul tema sostenendo che «il voto è un atto importante attraverso il quale una persona può scegliere e dire la sua, quindi l'astensione è sempre un pericolo».
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