Italia e Estero

Allarme Covid dalla Cina, tamponi all'aeroporto di Malpensa

La Regione Lombardia è stata la prima, in Italia, a richiedere il test molecolare, non obbligatorio, per i passeggeri in arrivo dalla Cina
I passeggeri provenienti dalla Cina vengono sottoposti a tampone a Malpensa - Foto Ansa/Matteo Bazzi © www.giornaledibrescia.it
I passeggeri provenienti dalla Cina vengono sottoposti a tampone a Malpensa - Foto Ansa/Matteo Bazzi © www.giornaledibrescia.it
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Rischia di trasformarsi in un disastro globale l'allentamento delle restrizioni anti Covid in Cina e lo stop alla quarantena che entrerà in vigore l'8 gennaio, pochi giorni prima del capodanno cinese, la festa più importante dell'anno, quando milioni di persone si metteranno di nuovo in viaggio per riunirsi a familiari e amici all'interno del Paese o al di fuori dei confini dopo tre anni di stop. Già mezzora dopo l'annuncio, i siti di viaggio sono stati presi d'assalto, con la concreta possibilità di provocare nel resto del mondo una nuova ondata di Covid ad altissimo rischio di nuove varianti.

In Lombardia

La Regione Lombardia è stata la prima, in Italia, a richiedere il tampone molecolare, non obbligatorio, per i passeggeri in arrivo dalla Cina. Un banner sul sito dell'aeroporto informa i passeggeri della nuova disposizione che sarà valida fino al 30 gennaio, con un rimando al sito Viaggiare sicuri dove si legge che «la Regione Lombardia ha dato indicazione alla Ats Insubria, di riferimento per l'aeroporto di Malpensa, di sottoporre a tampone molecolare di screening per Covid-19 tutti i passeggeri/operatori provenienti dalla Cina».

Si tratta di una misura di prevenzione - al momento non obbligatoria - che serve anche ad accertare il tipo di variante Covid di chi arriva dal Paese asiatico. Ieri sono stati eseguiti 90 tamponi, oggi 120 e domani si avranno i primi risultati sul sequenziamento. Misure di difesa dal virus sono state decise anche in Paesi come Giappone e India, dove i tamponi sono però obbligatori. In Cina l'esplosione del numero di contagi e dei morti dall'inizio di dicembre, quando sono state abolite le rigide misure di contenimento anti Covid dopo le proteste dei cittadini, è difficilmente misurabile anche a causa dello stop alla diffusione dei dati deciso qualche giorno fa dalle autorità. Ma i numeri che circolano sono allarmanti.

I numeri

Dall'8 gennaio in Cina non sarà più obbligatoria la quarantena per chi entra nel Paese
Dall'8 gennaio in Cina non sarà più obbligatoria la quarantena per chi entra nel Paese

Secondo la società di ricerca britannica Airfinity, ad oggi ci sono oltre un milione di nuovi casi e almeno 5 mila morti al giorno. E la situazione rischia di peggiorare ancora. I modelli elaborati da Airfinity suggeriscono un numero di decessi compreso tra 1,3 e 2,1 milioni a seguito dell'attuale ondata di Covid in Cina. La stima della società è di 3,7 milioni di infezioni al giorno a metà gennaio per arrivare, in marzo, a 4,2 milioni di casi quotidiani. Il virus viaggia sulle gambe delle persone, ripetevano ossessivamente i virologi di tutto il mondo nei mesi più bui della pandemia segnati dai lockdown. E ora, sospesi i test di massa e liberalizzati gli spostamenti dei cinesi, le conseguenze appaiono preoccupanti.

Ieri, mezzora dopo l'annuncio della riapertura ai viaggi da parte della National Health Commission, i dati della piattaforma di viaggi Ctrip hanno mostrato che le ricerche di destinazioni oltre frontiera erano aumentate di 10 volte: tra le più gettonate Macao, Hong Kong, Giappone, Thailandia e Corea del Sud. I dati di un'altra piattaforma, Qunar, hanno mostrato che 15 minuti dopo la notizia, le ricerche di voli internazionali sono aumentate di sette volte.

Proprio il Giappone ha annunciato oggi una strategia di difesa. Per decisione del premier Fumio Kishida, a partire da venerdì i viaggiatori provenienti dalla Cina saranno obbligati a fare un tampone e i positivi dovranno sottoporsi ad una quarantena di 7 giorni. Tokyo sta anche valutando limitazioni al numero dei voli provenienti dalla Cina, da Hong Kong e Macao. L'India, da parte sua, aveva già deciso che chi arriva dalla Cina, oltre che da altri Paesi, deve mostrare un test negativo. L'Unione europea invece, non ha preso alcuna misura. Anche se, ha avvertito un portavoce della Commissione, «è stato mantenuto un freno di emergenza che potrebbe essere attivato, se necessario, per reintrodurre le restrizioni».

In Italia è sceso in campo Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova, per chiedere una «barriera» perché «quello che rischiamo oggi è molto peggio di quanto accadde con Wuhan». Per Bassetti «servono controlli su tutti i voli dalla Cina, restrizioni ai viaggi, tampone molecolare ai passeggeri nelle 24 ore precedenti la partenza o quarantena all'arrivo con test molecolare per uscirne, altrimenti chi arriva non deve circolare», misure che andrebbero prese per almeno sei mesi in tutta Europa. I dati evocati da Bassetti sono i peggiori di tutti: «Email criptate che arrivano da fonti cinesi riportano numeri da far paura, come 325 milioni di cinesi contagiati in 20 giorni, circa 10.000 morti al giorno e almeno 29 varianti di Omicron, alcune delle quali rientrano in quelle che evadono il vaccino in tutto».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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