Alcune cose che non sono chiare nel Dpcm sulla Fase 2
A distanza di due giorni dal discorso in diretta tv con cui il premier Giuseppe Conte, dopo un lunghissimo preambolo, ha annunciato i provvedimenti presi dal governo per la gestione della Fase 2 dell'emergenza coronavirus, restano parecchi i dubbi dei cittadini. Non solo, in subbuglio sono anche i partiti dell'opposizione, le aziende, la Chiesa, le associazioni di categoria.
Un malcontento che pare essere trasversale e che tiene conto, oltre che delle cose dette dal premier, anche e soprattutto di quelle non dette. Al di là del pasticcio lessicale e giuridico sui congiunti, il presidente del consiglio è stato anche accusato di aver sorvolato con troppa leggerezza su alcuni temi che invece sono fondamentali: piano per la scuola, tracciamento sanitario nei prossimi mesi (app? tamponi? test sierologici? un mix di tutti e tre?), modalità di riapertura per bar e ristoranti.
Il nuovo Decreto del presidente del Consiglio dei ministri, in vigore dal 4 maggio con il quale partirà ufficialmente la Fase 2, lascia dunque aperta una serie di dubbi che dovranno essere chiariti nei prossimi giorni da Palazzo Chigi attraverso l’aggiornamento delle Faq, le domande più frequenti sui vari temi. Perplessità ampliate dalle singole ordinanze dei presidenti delle Regioni che già in queste ore stanno procedendo in ordine sparso con provvedimenti uno diverso dall’altro, con il risultato di fare ancora più confusione. In attesa delle già annunciate circolari interpretative.
Vediamone alcuni dei nodi da sbrogliare.
Parenti e fidanzati.
Il tema più controverso è quello su chi si potrà vedere e chi no. Il Dpcm afferma che «si considerano necessari gli spostamenti per incontrare i congiunti» ma il codice civile non dà una definizione di congiunti, mentre parla di «parenti e affini». E, secondo gli esperti di diritto, sono questi gli unici congiunti che sarà consentito vedere. Una nozione che, in senso tecnico, esclude coloro che non sono legati da un vincolo affettivo giuridicamente rilevante, cioè fidanzati e coppie di fatto. Palazzo Chigi ha però già chiarito che nella definizione rientrano anche «fidanzati e affetti stabili». Dal punto di vista della parentela sono congiunti sia i consanguinei legati da ascendenza e discendenza, come genitori e figli, nonni e nipoti, sia chi ha legami orizzontali, come fratelli e sorelle. Gli affini sono invece i cosiddetti parenti acquisiti: suoceri, generi, nuore, cognati e coniugi.
Amici.
«Nì», anche se il premier Conte lo ha escluso. Comunque, l’articolo 1, comma d, vieta l’«assembramento di persone in luoghi pubblici e privati». Ma se due o tre amici si danno appuntamento per passeggiare in strada o incontrarsi in libreria - entrambe possibilità consentite - non fanno un assembramento e non violano alcun divieto. Dunque si possono vedere. Nel rispondere su chi sono i congiunti, inoltre, il governo ha sostenuto che tra loro vanno considerati anche gli «affetti stabili». Difficile sostenere che le amicizie non rientrino in questa categoria.
Seconde case.
Un altro grande nodo è quello sulle seconde case. Il Dpcm in vigore, quello dell’11 aprile, afferma che è «vietato ogni spostamento verso abitazioni diverse da quella principale, comprese le seconde case». Una formulazione che nel nuovo Dpcm scompare. Dovrebbe quindi essere consentito andare nelle seconde case purché si trovino nella stessa regione, visto che gli spostamenti tra regioni restano vietati. Un principio logico che sbatte però con quanto previsto dall’art. 1, che tra le motivazioni che consentono di spostarsi prevede, come unica novità, quella di far visita ai parenti.
Domicilio o residenza.
È una questione fondamentale, poiché è legata alla possibilità per migliaia di italiani di muoversi dal nord al sud del paese. Il Dpcm consente questa possibilità, affermando che è consentito «in ogni caso». Ma allo stesso tempo vieta i movimenti tra le Regioni. Secondo il Comitato tecnico scientifico «certamente ci saranno circolari interpretative che chiariranno i dubbi». L’indicazione degli esperti, ha però ribadito il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, è che «devono essere limitati più possibile gli spostamenti tra Regioni» e che «rimane in vigore il divieto di spostamento interregionale»
Asporto.
Il decreto consente ai ristoranti di aprire per la vendita dei cibi a portar via. Indicando tra l’altro «l’obbligo di rispettare la distanza di un metro» e «il divieto di sostare nelle immediate vicinanze degli stessi». Ma non indica se si dovrà prenotare per forza online o via telefono o si potrà andare a fare la fila per ordinare.
Messe.
Sul tema la Cei e tutto il mondo cattolico sono partiti all’attacco. Il Dpcm le vieta ma dopo le proteste dei vescovi palazzo Chigi ha già fatto sapere che «nei prossimi giorni ci saranno protocolli per le messe». E i dubbi riguardano pure i funerali, che sono consentiti, possibilmente all’aperto e con un massimo di 15 persone. Ma chi controlla che non arrivino, ad esempio, in 20? E cosa significa all’aperto? Vuol dire che devono svolgersi sui sagrati delle chiese o nei cimiteri, che dunque dovranno essere riaperti?
Autocertificazione.
Anche in questo caso i dubbi restano. Probabilmente verrà aggiunta la possibilità di far visita ai congiunti. Ma potrebbe anche sparire per gli spostamenti all’interno dei comuni, visto che sono diverse le possibilità di movimento consentite (dal cibo d’asporto alle librerie fino alle passeggiate). E dovrà essere chiarita la questione del rientro al domicilio o residenza. Fino al 4 maggio, comunque, resta valido il modulo di autocertificazione attuale.
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