Italia e Estero

Ai giovani: «Non fatevi scoraggiare da debolezze e peccati»

Nel video la lettera indirizzata dai padri sinodali ai giovani, letta in piazza San Pietro.
Lettera ai giovani - Vatican News/Dicastero per la Comunicazione
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Celebrando solennemente in San Pietro la chiusura del Sinodo dei Vescovi, papa Francesco chiede scusa ai giovani, cui l'assemblea era dedicata, per il mancato ascolto che c'è stato finora nei loro confronti all'interno della Chiesa. E i Padri sinodali, indirizzando loro una lettera, chiedono ai giovani di non farsi scoraggiare dalle «debolezze» e dai «peccati» di cui essi sono stati responsabili: un implicito, quanto evidente, riferimento allo scandalo degli abusi sessuali del clero e delle relative coperture da parte di esponenti delle gerarchie.

«Vorrei dire ai giovani, a nome di tutti noi adulti: scusateci se spesso non vi abbiamo dato ascolto; se, anziché aprirvi il cuore, vi abbiamo riempito le orecchie», dice il Papa nella messa concelebrata con i vescovi del Sinodo. «Come Chiesa di Gesù - afferma - desideriamo metterci in vostro ascolto con amore, certi di due cose: che la vostra vita è preziosa per Dio, perché Dio è giovane e ama i giovani; e che la vostra vita è preziosa anche per noi, anzi necessaria per andare avanti». 

Francesco indica «tre passi fondamentali» per «aiutare il cammino della fede»: il primo è «ascoltare». «È l'apostolato dell'orecchio: ascoltare, prima di parlare», osserva. «Quant'è importante per noi ascoltare la vita!», prosegue. Secondo passo è «farsi prossimi». «La fede passa per la vita», dice, e quando «si concentra puramente sulle formulazioni dottrinali, rischia di parlare solo alla testa, senza toccare il cuore».

Quando «si concentra solo sul fare, rischia di diventare moralismo e di ridursi al sociale». La fede «invece è vita: è vivere l'amore di Dio che ci ha cambiato l'esistenza»: «non possiamo essere dottrinalisti o attivisti; siamo chiamati a portare avanti l'opera di Dio al modo di Dio, nella prossimità: stretti a Lui, in comunione tra noi, vicini ai fratelli». Terzo passo, «testimoniare», senza portare «noi stessi, le nostre 'ricettè, le nostre 'etichettè nella Chiesa! - avverte - Quante volte, anziché fare nostre le parole del Signore, abbiamo spacciato per parola sua le nostre idee! Quante volte la gente sente più il peso delle nostre istituzioni che la presenza amica di Gesù!».

Così «passiamo per una Ong, per una organizzazione parastatale». Al termine della messa il segretario del Sinodo card. Lorenzo Baldisseri, legge la lettera dei Padri  sinodali ai giovani: «Le nostre debolezze non vi scoraggino, le fragilità e i peccati non siano ostacolo alla vostra fiducia - vi affermano i vescovi -. La Chiesa vi è madre, non vi abbandona, è pronta ad accompagnarvi su strade nuove, sui sentieri di altura ove il vento dello Spirito soffia più forte, spazzando via le nebbie dell'indifferenza, della superficialità, dello scoraggiamento».

E all'Angelus, in una Piazza San Pietro sferzata dalla pioggia - «Buongiorno! - saluta i 25 mila presenti - Ma non sembra tanto buono!» - Francesco ripercorre il cammino sinodale appena concluso con il documento approvato ieri sera, definendolo «un tempo di consolazione e di speranza». In questi giorni, ricorda, «ci siamo confrontati su come camminare insieme attraverso tante sfide, quali il mondo digitale, il fenomeno delle migrazioni, il senso del corpo e della sessualità, il dramma delle guerre e della violenza». E per il Pontefice, «i frutti di questo lavoro stanno già 'fermentandò, come fa il succo dell'uva nelle botti dopo la vendemmia. Il Sinodo dei giovani è stato una buona vendemmia, e promette del buon vino».

Il Papa non manca di esprimere «vicinanza» alla città di Pittsburgh e alla comunità ebraica «colpita ieri da un terribile attentato nella sinagoga». «Tutti siamo feriti da questo disumano atto di violenza», afferma, pregando perché si spengano «i focolai di odio che si sviluppano nelle nostre società».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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