Afghanistan, i talebani sono a cinquanta chilometri da Kabul
I talebani avanzano verso Kabul ormai quasi senza combattere, con i governatori che consegnano i capoluoghi di provincia e si danno alla fuga. Ma mentre gli insorti sono arrivati a una cinquantina di chilometri a sud della capitale dell'Afghanistan, nel nord alcuni dei signori della guerra dell’ex alleanza anti-jihadista potrebbero decidere di resistere a oltranza e il Paese, avverte il governo britannico, rischia una nuova «guerra civile», mentre scontri sono possibili anche tra diverse fazioni talebane.
La situazione nel Paese
Pol-i Alam, capoluogo della provincia di Lowgar, è la città più vicina a Kabul conquistata nelle ultime ore dai Talebani, che in una settimana si sono impadroniti di oltre metà dei 34 capoluoghi del Paese. La sua caduta è avvenuta dopo che «la maggior parte delle autorità sono fuggite a Kabul» senza opporre resistenza, ha sottolineato un consigliere provinciale. Lo stesso era avvenuto giovedì a Ghazni, 150 chilometri a sud-ovest di Kabul, consegnata ai jihadisti in cambio di un lasciapassare dal governatore, Mohammad Davud Laghmani, che poi è stato arrestato dalle forze governative mentre fuggiva. Scenario simile a Kandahar, nel sud, seconda città del Paese e culla dei Talebani.
I massimi rappresentanti delle istituzioni governative hanno potuto andarsene in cambio della resa e oggi - ha riferito all'Ansa Alda Cappelletti, direttore delle operazioni della ong Intersos - i talebani si sono messi al lavoro per riorganizzare il governo locale, chiedendo a tutti gli impiegati pubblici di tornare regolarmente al lavoro, mentre solo i capi dei vari dipartimenti sono stati allontanati. A Herat, nell'ovest del Paese, anche il leggendario signore della guerra Ismail Khan, che per decenni ha combattuto le forze d’invasione sovietiche e poi i talebani, si è lasciato catturare dagli insorti. Kabul si prepara a un eventuale ingresso degli insorti nella capitale.
Le mosse dei governi internazionali
Dopo la decisione degli Usa e della Gran Bretagna di ridurre al minimo il personale nelle proprie sedi diplomatiche, altrettanto ha fatto la Germania. Altri Paesi hanno deciso per la chiusura, come la Danimarca e la Norvegia. Il governo di Joe Biden ha deciso di inviare 8.000 soldati tra l'Afghanistan e la regione del Golfo Persico per prepararsi a evacuare l’ambasciata americana a Kabul., ma i giornali internazionali stanno già parlando di una disfatta tale per gli Stati Uniti paragonabile solo a Saigon, l'umiliante fine della guerra in Vietnam nel 1975. La Nato, ha fatto sapere il segretario generale Jens Stoltenberg, «manterrà la sua presenza diplomatica a Kabul. Il nostro obiettivo resta quello di sostenere il più possibile il governo afghano e le forze di sicurezza».
Gli scenari possibili
Mentre si attende una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la Cnn India ha raccolto voci su una possibile proposta di pace elaborata da non meglio precisati mediatori, che prevede le dimissioni del presidente Ghani e la formazione di un nuovo governo di coalizione in cui entrino anche i talebani, che hanno già promesso una «amnistia generale» per chi ha collaborato con l’attuale governo. Ma il ministro della Difesa britannico si dice convinto che l'Afghanistan «sta andando verso una guerra civile», perché, come ha imparato a sue spese Londra fin dall'Ottocento, è «un Paese governato da signori della guerra e da diversi clan». Nel nord, in particolare, resistono le forze del signore della guerra uzbeko e vice presidente della Repubblica Abdul Rashid Dostum, che Ghani è andato ad incontrare qualche giorno fa a Mazar-i Sharif. Ma rese dei conti, avverte Wallace, potrebbero avvenire anche tra le diverse fazioni in cui sono divisi i Talebani. Tra queste, secondo diversi analisti, sembra aver guadagnato maggior potere negli ultimi tempi il gruppo facente capo a Sirajuddin Haqqani, che secondo un rapporto presentato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu farebbe anche parte della leadership di Al Qaida.
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