Adunata a Udine, i bresciani: «ll ricordo di cosa furono capaci gli alpini è sempre nel cuore»
Si dice che quella della Libertà a Udine, ai piedi del colle del Castello, sia la più bella piazza in stile veneziano sulla terraferma. In effetti, nemmeno il diluvio che ha costretto le penne nere ad accalcarsi tra il loggiato del Lionello e il tempietto di San Giovanni è riuscito a rovinare il momento suggestivo con cui, questa mattina alle 9 in punto, l’alzabandiera ha ufficialmente aperto la 94esima Adunata nazionale degli alpini. Come ogni anno, è l’incontro più solenne, con cui autorità civili e militari spalancano le porte della città ospitante. È iniziata così la seconda giornata di raduno delle penne nere, che si è conclusa nel tardo pomeriggio con la sfilata di gonfaloni, vessilli, bandiere di guerra e dell’importantissimo Labaro, con le sue 216 medaglie al valore: tutti per regolamento devono salutarlo.
La commozione
Oltre le cerimonie, però, lo spirito alpino è anche quello che si respira nel mezzo, sotto gli ombrelli che dipingono le strade lucide di pioggia. Appena issato il tricolore sul pennone, sono tanti gli occhi umidi e le labbra che recitano l’Inno nazionale. Rotte le righe, c’è chi si lascia andare alla commozione. «All’epoca del terremoto del 1976 ero un giovanotto, oggi ho 73 anni – ci tiene a raccontare un uomo che indossa il cappello con la penna e ha la voce rotta dall’emozione -. Il ricordo di cosa furono capaci gli alpini è sempre nel cuore».
Pochi passi più in là, un coetaneo ricorda: «Da Brescia venni a Gemona per aiutare, seppur per pochi giorni. Ricordo la distruzione, la sofferenza. Tornare in queste terre mi fa un certo effetto e ho ritrovato la stessa gente di cuore». Chi ha qualche anno in meno è Gabriele Ronchis, segretario del gruppo di Trenzano: «Quello che sappiamo ce lo hanno tramandato i nostri veci, che hanno aiutato gli sfollati a ricostruire le loro case, ridotte in polvere». Il bassaiolo, pronto a fare il dritto lunedì mattina per andare a votare il nuovo sindaco del suo Comune, trova al volo lo spiraglio per riportare il sorriso: «Sto per diventare padre di un bambino che sarà un ottimo alpino. C’è da brindare». E via dunque, tra un poncho impermeabile e l’altro, alla sbicchierata con gli amici di sempre.
All'hotel Millebrande
Il clima di festa, nell’attesa del momento clou della grande sfilata di domenica, trova terreno fertile negli accampamenti. Non c’è fango o umidità che tengano: «Non siamo idrosolubili». Mentre il cielo si fa plumbeo, la cucina da campo è allestita, qualcuno ha già messo a bollire l’acqua per la pasta e qualcun altro affetta salsicce fresche. Succede sotto i tendoni degli alpini del Villaggio Sereno, di Bottonaga e di Lumezzane - «benvenuti all’hotel Millebrande» - dove i cappelli sono adagiati sulle sedie mentre si montano quadri elettrici e si scaricano camion. Tra una battuta sulla salvezza del Brescia e una ciliegia sotto spirito, è già ora di pensare al programma (e al menù) del giorno successivo.
Il programma di sabato
La giornata di domani prevede alle 10 da piazza XX settembre a Udine la tradizionale «sfilatina» tutta bresciana, che si concluderà con la deposizione della corona al Tempio Ossario. Se il tempo sarà clemente, e le previsioni pare promettano buone notizie, è previsto anche il lancio dei paracadutisti al campo sportivo Clocchiatti.
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