Addio a Pietro Ingrao, tra i padri della sinistra italiana
La sinistra italiana ha perso uno dei suoi padri con la scomparsa, domenica a Roma, di Pietro Ingrao, storico dirigente del Pci ed ex presidente della Camera: aveva compiuto 100 anni lo scorso 30 marzo.
Nato a Lenola, in provincia di Latina, iniziò la sua attività anti-fascista nel 1939, aderì al Partito Comunista Italiano nel 1940 e partecipò attivamente alla Resistenza partigiana. Al termine della Seconda guerra mondiale, diventò il riferimento indiscusso di un’area, all’interno del Pci, schierata su posizioni marxiste creative, molto attente ai movimenti della società.
Ininterrottamente deputato dal 27 settembre 1950, quando subentrò al mandato del collega Domenico Emanuelli deceduto prematuramente, nonché capogruppo tra il 1964 e il 1972, fu direttore del quotidiano L’Unità dall’11 febbraio 1947 al 15 gennaio 1957. In seguito entrò nel comitato centrale del partito e fu il primo comunista a presiedere la Camera dei deputati dal 1976 al 1979.
Fra il 1989 e il 1991 fu tra i massimi oppositori della svolta della Bolognina che portò allo scioglimento del Pci; al XIX e al XX Congresso del partito, nel 1990 e nel 1991, fu tra i firmatari e i principali animatori ed ispiratori delle mozioni di minoranza che si opposero alla linea del segretario Achille Occhetto. Ingrao aderì comunque al Partito Democratico della Sinistra, di cui coordinò l’area dei Comunisti Democratici fino al 15 maggio 1993, quando annunciò infine l’addio al Pds. In seguito fu un indipendente vicino al Partito della Rifondazione Comunista dal 1996, organizzazione alla quale aderì formalmente solo il 3 marzo 2005.
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