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Abuso di smartphone: bimbi e adulti si mettano a dieta

Il ruolo e l’esempio dei genitori fondamentale per calmierare l’uso dello smartphone
Cresce il rischio della dipendenza da smartphone
Cresce il rischio della dipendenza da smartphone
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Qualche mese fa un bell’articolo comparso su vitadamamma.com sosteneva l’importanza di «Togliere i cellulari dalle mani dei figli per restituire loro i meccanismi naturali della creatività». Così recitava l’incipit dell’intervento che ha visto numerose condivisioni. Ma a parte il titolo, l’articolo indicava che i compiti principali dei genitori di oggi sono quelli di educare all’uso consapevole della rete e, allo stesso tempo, non far perdere il rapporto con la natura. Allora il problema prima di tutto è quello educarli precocemente all’uso del web e regolamentare l’utilizzo dei dispositivi digitali. 

Si tratta non di negare il cellulare, quanto invece riconoscere il diritto che hanno i bambini di essere accompagnati a conoscere la tecnologia digitale e al contempo essere aiutati a ri-conoscere e rispettare la natura che li circonda. Non si toglie. Caso mai si aggiunge. Èd è dovere degli adulti di riferimento fornire gli strumenti che servono per gestire bene la tecnologia e saperla adoperare nella vita quotidiana. Ma è fondamentale avere tempo da trascorrere con i figli, giocare e narrare loro storie e emozionarsi insieme. Serve interagire con regolarità e non solo nei momenti residuali.

È necessario stare con loro al parco mentre giocano con i compagni per osservarli con attenzione, e non solo con un occhio perché l’altro è impegnato sui social. Questo è il punto: esserci davvero ed essere modelli di riferimento affidabili e coerenti. Perché nel genitore ci deve essere coerenza tra il dire «niente cellulare» e il proprio modo di vivere questo tempo tecnologico, dove tutti utilizzano i dispositivi di comunicazione da mattina a sera. Fare il mestiere del genitore non è mai stato più complesso di ora. Perché oggi è necessario diventare educatori 2.0, cioè capaci di riconoscere la lingua della comunicazione digitale che usano i minori fin dalla nascita e saper integrare i linguaggi vecchi con quelli nuovi.

Il che vuol dire non demonizzare la tecnologia, ma individuare uno stile di vita adatto alla realtà in cui ci troviamo per scoprire la dieta giusta. Quello che serve in fondo è proprio una «dieta tecnologica» che non ci faccia eliminare ma dosare in quanto c’è bisogno di misura. E poi è necessario saper comunicare ai figli le regole, ma non con le parole quanto con l’esempio. Sottolineo questo perché adesso conosciamo uno dei pericoli più minacciosi delle relazioni che si chiama «phubbing» ed è la nuova forma di trascuratezza. La parola inglese composta da phone (telefono) e snobbing (snobbare), infatti indica un comportamento per lo più degli adulti, fatto di disattenzione e distanza, in quanto l’attenzione è maggiormente rivolta al proprio dispositivo mobile che agli occhi dell’altro e all’ascolto dell’interlocutore.

L’educazione perché sia efficace deve essere quanto più coerente possibile e attenta a mostrare con i fatti le regole del comportamento. L’educatore deve essere consapevole degli aspetti positivi della tecnologia ma non può trascurare i veri pericoli della rete e i rischi derivanti dall’utilizzo eccessivo dei dispositivi. I minori per crescere invece, come sempre, hanno bisogno di modelli autentici e non contraddittori, capaci di dare con fermezza indicazioni e limiti, come pure protezione e sicurezza. Genitori che, ad esempio, conoscano il fascino dei videogiochi e li sappiano apprezzare, ma che siano al contempo in grado di proporre attività ricreative efficaci e alternative al mondo online.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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