A chi fa comodo opporre Ratzinger a Bergoglio
Uno stolto pregiudizio, così Benedetto XVI ha definito chi ritiene papa Francesco «solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica», mentre lui sarebbe «un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi».
Commentando una collana di volumi sul pensiero di papa Bergoglio, Ratzinger ha scritto: «I piccoli volumi mostrano a ragione che papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento».
Fine delle polemiche? Macché: ennesimo fuoco alle polveri. Perché l’infelice scelta di monsignor Dario Viganò di censurare le parole critiche di Ratzinger (non verso il pontefice argentino, ma nei confronti di un autore di un volume della collana, quel Peter Hünermann, teologo di Tubinga col quale Ratzinger ha ingaggiato dispute che non ha mai dimenticato), oltre a costargli il posto di prefetto della Segreteria per la Comunicazione del Vaticano, ha scatenato l’ennesimo putiferio, contrapponendo ancora una volta i ratzingeriani e i bergogliani.
Dal 13 marzo 2013 la Chiesa si trova in una condizione mai verificatasi prima: in Vaticano ci sono due papi. E due papi, comunque la si pensi, molto diversi. Ma soltanto uno, è bene ricordarlo, è «regnante», soltanto papa Bergoglio è a capo della Chiesa cattolica, Benedetto XVI è il papa emerito. In questi cinque anni tra i due non c’è mai stato alcun attrito, troppo intelligenti entrambi per dar vita a uno scontro che potrebbe minare le fondamenta della Chiesa stessa. A scatenarsi sono invece i commentatori, soprattutto quelli che appartengono allo schieramento tradizionalista.
Il pontificato di Bergoglio sarebbe troppo incentrato sui migranti, sull’accoglienza, sull’estensione dei diritti e sull’abbattimento dei confini. Il pontefice argentino sarebbe l’ultimo papa della storia e starebbe perseguendo un piano di distruzione del Vaticano prima e della Chiesa poi. Per tutti questi l’unico vero papa è ancora Benedetto XVI, i più intransigenti non riconoscono infatti le sue dimissioni e ritengono invalida l’elezione di Bergoglio, che sarebbe quindi un usurpatore del trono di Pietro.
Posizioni degne di un libro di Dan Brown, non della realtà. L’impressione è che molti, pur di ritagliarsi uno spazio sulla scena, siano più papisti del papa, rischiando però molto spesso il ridicolo.
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