I 25 secondi che sconvolsero Garda e Valsabbia
Per decine di migliaia di persone sono i 25 secondi più lunghi della vita. Un frastuono, un rombo spaventoso, la terra trema sotto i piedi, i muri si crepano, i quadri cadono dalle pareti, le ceramiche sui tavoli vanno in frantumi sul pavimento, nello stomaco si dilata un senso di terrore ed angoscia nell’attesa che tutto finisca. È il terremoto del 24 novembre 2004 sul Garda e in Valsabbia. Le ore 23.59, una scossa dell’8° grado della scala Mercalli con epicentro nell’area collinare fra Salò e Vobarno ad una profondità di 8-10 chilometri, sentita in tutto il nord Italia, ma anche in Svizzera, Austria, Slovenia. Dalle case è un fuggi fuggi. I paesi più colpiti sono Vobarno, Sabbio Chiese, Roè Volciano, Villanuova, Gavardo, Salò (nella foto) e Gardone Riviera. Al 118 giungono oltre mille e cinquecento chiamate, altre mille ai vigili del fuoco, centinaia ai carabinieri, ai volontari del Garda, in questura. In venti minuti la macchina operativa dei soccorsi si mette in moto.
Solo cinque feriti, per fortuna. Ma i danni materiali sono gravissimi. Il terremoto del 24 novembre 2004 è l’evento che segna il quinquennio, per la singolarità, l’entità, le conseguenze diluite negli anni, il tesoro di esperienza maturato dalla protezione civile e nell’opera di ricostruzione. Pubblico e privato collaborano, le istituzioni si affiancano ai cittadini in un rapporto virtuoso, che consente di lasciare alle spalle quella brutta esperienza. I numeri dichiarano le proporzioni del disastro: 66 Comuni interessati, 2.202 persone sfollate nelle prime ore, 3.649 edifici privati danneggiati a cui aggiungere 315 immobili ecclesiastici e 183 pubblici. Per danni stimati pari a 215 milioni.
Alla ricostruzione contribuiscono in maniera determinante lo Stato e la Regione. Innanzitutto stanziando cospicue risorse, in secondo luogo snellendo le procedure burocratiche, adottando prassi organizzative ed amministrative favorevoli ad una soluzione rapida dei problemi. Alla fine dalle casse pubbliche escono oltre 121 milioni per affrontare l’emergenza, ma soprattutto sistemare case, scuole, municipi, chiese. Uno degli interventi più significativi e simbolici è il restauro dell’antico palazzo della Magnifica Patria, municipio di Salò, che da solo vale 3,6 milioni. Non tutto, comunque, è stato risanato. Diversi edifici privati sono ancora danneggiati. Soprattutto restano inagibili due strutture con una storia alle spalle: l’ex ospedale Santa Corona di Fasano e Palazzo Girardi, dell’Ateneo, a Salò
Enrico Mirani
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