Bassa

Speleologi clarensi scoprono grotta in Toscana

Tentavano il record di discesa in grotta, ma il maltempo ha fermato una coppia di clarensi, regalando loro una emozionante scoperta.
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Bel colpo per gli speleologi clarensi Luca Pedrali, 48 anni, imprenditore e speleo sub, e per la moglie Nadia Bocchi, biologa marina e titolare del record italiano in rosa di discesa in grotta. Hanno scoperto una galleria e una stanza bianca con aragoniti (sedimenti di carbonato di calce) e stalattiti a 1.150 metri di profondità a Minucciano, in provincia di Lucca.

La galleria si trova in zona Focolaccia, sul monte Tambura. La squadra di speleologi di cui Pedrali e Bocchi fanno parte (gli Speleo Mannari, gruppo nato via Facebook che comprende anche uno svizzero e diversi toscani) tava cercando di battere il record italiano di discesa in profondità. L’obiettivo era una profondità di 1.350 metri, ma la spedizione si è dovuta arrestare a meno di 1.190 metri a causa delle avverse condizioni meteorologiche.

«Il brutto tempo - spiegano Luca Pedrali e Nadia Bocchi - ci ha impedito di terminare l’impresa. Siamo scesi con una prima squadra di ricognizione che preparava la strada e i campi di sosta, e una seconda che portava i materiali subacquei, ma ci siamo dovuti fermare a meno di 1.190 metri a causa dell’aumentare dell’acqua e perché avevamo finito le corde. Il rischio era alto».

Sul fondo dell’abisso sono rimaste bombole, pinne, piombi e attrezzature: «Quando torneremo giù, non appena ci saranno le condizioni - si legge in una nota -, ci muoveremo più in fretta».

Resta la gioia per quella scoperta del tutto inaspettata: «Potrebbe essere il prolungamento della grotta - ha raccontato Pedrali subito dopo la conclusione della discesa ai cronisti del quotidiano toscano Il Tirreno - oppure fermarsi lì. Nessuno lo sa. Non trovo le parole per descrivere quello che sento. Le mie luci saranno le prime a illuminare l'ignoto: un'impresa grandissima che, se riuscirà, farà bene anche all'Italia. Non solo per il record, ma anche per lo studio e la conoscenza».

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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