Omicidio a Roncadelle, lite per una canzone
Una vita che vale quanto il gettone di un juke box. La richiesta di eseguire un brano accompagnata da una mancia al cantante ospite della serata. Il fermo ribadire da parte di chi della sala è frequentatore abituale che non tutti possono scegliere che musica si ascolta. E una lite che degenera in rissa. Poi la lama che manda riflessi cupi tra le strobo e le luci soffuse della sala. E il coltello che affonda: un trentenne resta a terra, il suo aggressore fugge.
Il buttafuori tenta di fermarlo, rimedia altre coltellate. Segue una corsa all’impazzata all’esterno della discoteca, al Centro commerciale 2000, dove il sangue è traccia di un sinistro percorso. Fino al parcheggio, dov’era l’auto a bordo della quale fugge l’omicida. Il buttafuori è stato condotto al Civile e poi sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Chi ha assistito alla scena ha affidato ai carabinieri un parziale della targa della vettura dell'accoltellatore.
E’ questa la prima ricostruzione dell’omicidio commesso alle 4.30 della notte a Roncadelle, nella discoteca Copacabana, frequentata da stranieri, per lo più romeni. A perdere la vita è il trentenne di etnia rom, nazionalità serba, e residenza a San Polo, Roberto Ljatifi. Gli inquirenti sono al lavoro: la caccia all’uomo è aperta. E forse i militari hanno già in mano il nome dell’autore del delitto. Di chi ha vibrato quella coltellata fatale.
Quel colpo assestato per uccidere. Per una richiesta di troppo, per una canzone sbagliata. Quasi la vita avesse il valore di un gettone di juke box.
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