Poter centellinare l'addio ai ricordi
La decisione è presa, l’appartamento passa di mano: è trascorso un congruo periodo da quando mamma e papà l’hanno lasciato per sempre. Da mausoleo tornerà casa, si riempirà di voci di bambini e fusa di gatti, saprà di frittate e incensi, vedrà garrire panni al vento.
Prima, però, bisogna svuotarlo, liberandolo dal peso emotivo dei decenni, dalle stoviglie sbrecciate, dai libri consumati, dai mobili ormai buoni per far legna. Ci prendiamo del tempo. Anch’esso congruo. Per decidere, sfogliare la margherita: cosa è più caro, cosa meno, cosa è sacrificabile senza rimpianto. Vendere oggetti? Non è periodo: nessuno vuol più vecchi quadri, stampe, corredi. Meglio le donazioni: pullulano le confraternite di volonterosi, abili a ripulire (in senso buono) le abitazioni. Il passo va compiuto, dunque. Con malinconia, ma anche con senso di gratitudine verso un destino che ti ha dato tempo e agio per farlo. Poter centellinare l’addio alla tua storia, che grande grazia. Avere lo spazio anche solo per decidere il futuro di una foto in bianco e nero che ritrae tua madre da giovane. C’è chi non lo può fare.
I profughi di ogni epoca, chi è stato costretto a lasciar casa dall’oggi al domani, chi ha subìto in sorte l’orrore di non potersi separare dignitosamente non già dai propri oggetti, ma dai propri cari. Dire addio al sé di ieri e a tutto ciò che rappresenta potendo decidere se tenere o buttare il quaderno di italiano di terza elementare: che immensa grazia.
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