Cappuccetto Rosso, il lupo e la guardia
C’era una volta Cappuccetto Rosso. E c’è ancora. Non così il cacciatore che uccideva il lupo e salvava la nonna: è diventato una guardia forestale. L’ho scoperto portando il mio bimbo a vedere uno spettacolo di marionette. Ora, è vero che già la versione corrente di Biancaneve sconta l’adattamento di metà ’800, che tramutò la madre in matrigna per renderne la cattiveria più accettabile. Ma trasformare in nome del «politically correct» trame e personaggi di fiabe storiche mi perplime.
Non ne do colpa alla compagnia di bravi burattinai (forse mossi dal timore di reprimende di genitori animalisti, premesso che non amo la caccia). Certo mi chiedo che fine farà quell’altro cacciatore che per salvare la più bella del reame uccide il capriolo. A breve si trasformerà in uno stampatore 3D che crea copia del cuore della fanciulla per la regina cattiva? E Bambi? Fiaba soppressa tout court?
Mi viene il sospetto che uccidere simboli e archetipi, invece del lupo - cui ora viene aperto il «cernierone» in luogo della pancia - non faccia bene ai più piccoli. Proteggerli dall’orrore della realtà è un conto, altro rendere asettiche pure le invenzioni dei Grimm e non metterli alla prova del male simulato.
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