Comunicato Stampa: "Verità Invisibile", un thriller che scompone il visibile, tra amore, ossessione e destino
La veritàè come l’acqua che filtra attraverso la pietra: emerge da dove meno ce lo aspettiamo. Non si lascia catturare facilmente, non si rivela mai del tutto, ma si manifesta nei dettagli, negli istanti in cui ci troviamo a osservare con maggiore attenzione. È una chiarezza che può essere dolorosa, perché richiede di guardare oltre le illusioni, di affrontare ciò che si è evitato, di accettare che il dolore sia solo una parte di una realtà molto più complessa. È una tensione continua tra ciò che appare e ciò che rimane celato, la stessa che tesse la trama del romanzo thriller“Verità Invisibile”(Gruppo Albatros il Filo). Esordio letterario dell’autoreCarlo Santi Pergolizzi, il libro ci pone davanti a una domanda fondamentale: quanto siamo disposti a vedere ciò che preferiremmo ignorare?
A dare inizio alla vicenda c’èSaverio Imbesi, un uomo in procinto di lasciarsi il passato alle spalle. Ingegnere di successo, trasferitosi a Milano dalla Calabria, si è allontanato ormai da tempo dalle tradizioni e dalla lentezza della vita di provincia. Eppure, quando suo padre si ammala, ritorna nel suo piccolo paese natale, separandosi dal suo lavoro e dalla donna con cui aveva da poco instaurato una relazione. Qui incontra Rita, una donna che porta nella sua vita unnuovo equilibrio: grazie a lei riscopre la bellezza di ciò che aveva abbandonato e corona il sogno di mettere su famiglia. Tutto sembra andare per il verso giusto, finché Lina, la sorella minore di Rita, non diventa l’oggetto delle ossessioni di un uomo molto più grande di lei.
La riflessione alla base dell’opera di Pergolizzi si sofferma a lungo sul tema dell’amore, in tutte le sue forme: dall’affetto familiare alla passione romantica, fino alla sua degenerazione indipendenza affettiva e ossessione. È il filo che attraversa le vite di tutti i personaggi e ne determina le scelte, gli errori e, in alcuni casi, il destino. Se da una parte Saverio e Rita sono il centro luminoso della narrazione, fatto di stabilità e fiducia reciproca, dall’altra la relazione di Lina e Carmine è la controparte oscura della narrazione. Lina è giovane e vulnerabile e, pur avendo inizialmente ricambiato le attenzioni dell’uomo, si accorge in fretta dell’inquietudine che la situazione le suscita. Lagelosia patologicadell’uomo, che inizia a ricercare le sue attenzioni in maniera sempre più insistente, incarna il lato distruttivo del desiderio, quello che si nutre di dominio e privazione, fino a consumare tutto ciò che tocca.
Carlo Santi Pergolizzitraccia con attenzione il tracollo di Carmine verso il baratro della follia. Incapace di rimanere da solo o difare i conti con le proprie emozioni, è la personificazione di un desiderio che si corrompe, che confonde l’amore con il possesso, incapace di distinguere l’altro dalla proiezione dei propri bisogni. L’idea del rifiuto è uno strappo insopportabile della sua visione del mondo, un affronto al controllo che credeva di avere. Inizia così una spirale discendente che divora ogni frammento di razionalità. Pergolizzi descrive questo tracollo con una prosa densa e tagliente, immergendoci nei meandri di una mente che perde progressivamente il contatto con la realtà, alimentata da un bisogno compulsivo di riaffermare il proprio dominio.
Èun dipinto quasi caravaggesco, quello che si sviluppa tra le pagine, dove il chiaroscuro è un mezzo per rivelare l’anima dei soggetti, illuminando le virtù e i vizi che definiscono i rapporti umani. Poste una accanto all’altra, tra le due coppie si crea un divario sempre più evidente, come anche comincia a definirsi la visione dell’amore suggerita dall’autore. Il legame tra Saverio e Rita si costruisce nella quotidianità, nei piccoli gesti e nella reciprocità, ma non solo: l’uno è in grado di ascoltare e comprendere l’altra e viceversa, anche quando la vita li mette a dura prova. Nell’altra persona ci si scopre più forti, più stabili e coraggiosi, è possibile riconciliarsi con il passato e dare un senso al presente, che tutto a un tratto appare più chiaro. Pergolizzi riserva invece pennellate spesse e scure all’ossessione di Carmine per Lina, nella soffocante intensità di un legame sbilanciato. Le loro scene sono dominate da un’oscurità che non lascia scampo, in cui alla progressiva discesa di Carmine nella follia si lega la crescente disperazione di Lina. Viene eretto, pagina dopo pagina, unteatro moralein cui si agitano pulsioni opposte: amore e ossessione, rispetto e controllo, creazione e distruzione, che si fronteggiano in una danza di chiaroscuri che non lascia spazio alla neutralità.
Un’azione dopo l’altra, il lettore viene pervaso dal senso di impotenza di una morsa che diventa sempre più stretta. La tragedia arriva come unacatastrofe annunciata, un evento che si sente incombere senza che nessuno possa davvero fermarlo. Il lettore si fa testimone di tutto ciò che agli altri personaggi non è dato conoscere, tutto ciò che non sono stati in grado di vedere, mentre l’oscurità erodeva in maniera inesorabile ogni apparente equilibrio. È questa consapevolezza che amplifica il dramma: la certezza che ciò che sta per accadere sia inevitabile e che, nonostante ogni tentativo, il corso degli eventi non possa essere alterato. Il testimone, dunque, passa al lettore: quante volte, nella vita, siamo stati spettatori incapaci di intervenire, vedendo ciò che sta per accadere senza avere il coraggio o il potere di cambiare il corso degli eventi?
Il romanzo di Carlo Santi Pergolizzi riflette a fondo sulconfronto tra il bene e il male, e di come questo si rifletta sulle dinamiche dell’agire umano. Essi non esistono come entità autonome, ma come tensioni che attraversano ogni individuo, modellandone i pensieri, le scelte e le conseguenze di tali azioni. La ricerca del bene non è quindi una condizione ideale o una perfezione morale, ma una costante ricerca dell’altro, un movimento guidato dalla forza creatrice della vita. Il male, al contrario, emerge quando l’individuo si ripiega su sé stesso, quando il desiderio di possedere o controllare l’altro secondo i propri desideri diventa l’unico motore dell’azione. È un cancro che, oltre a seminare distruzione, logora dall’interno chi lo opera. Pergolizzi sembra suggerire che il bene e il male non siano qualità intrinseche, ma esiti di un orientamento morale: mentre il bene richiede apertura e dedizione, il male nasce dal rifiuto dell’altro e dall’incapacità di riconoscere la propria umanità attraverso la relazione. Lì dove Carmine diventa prigioniero di sé stesso, Saverio e Rita trovano nella loro imperfetta umanità la possibilità di una vita piena.
Lo stile dell’opera è asciutto, denso, non vi è nulla di superfluo. La prosa si muove conequilibrio tra la concretezza del reale e l’introspezione, lasciando che la verità invisibile si faccia strada tra le righe. La dialettica si costruisce su contrasti che non cercano mai la riconciliazione: luce e ombra, desiderio e perdita, amore e ossessione si intrecciano continuamente, creando una narrazione che non offre certezze, ma invita al dubbio, alla riflessione. Pergolizzi scrive permettere a nudo l’umano, per mostrarci non tanto ciò che vogliamo vedere, ma ciò su cui siamo costretti a confrontarci. In questo senso, la verità invisibile attorno alla quale ruota il romanzo è una condizione esistenziale: non si lascia afferrare con facilità, ma si cela nei dettagli, nei gesti, negli spazi tra le parole. È sempre presente, anche dove si prova a negarla.“Verità invisibile”ci costringe a guardare oltre le superfici, ad affrontare le ombre che preferiremmo ignorare: perché il dolore, la speranza e persino il male sono parte di una realtà più grande che non può essere negata.La verità, per quanto invisibile, trova sempreun modo per emergere.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato