Comunicato Stampa: “Triveneto Migrante” del prof. Emilio Franzina
(Arv) Venezia 30 gen. 2025 - “Il professor Emilio Franzina è tra i più importanti studiosi a livello internazionale del fenomeno migratorio, non solo veneto s’intende. Con questo testo egli riassume oltre 50 anni di ricerche, approfondimenti, studi sull’emigrazione di quello che oggi chiamiamo Nordest, quel bacino che coinvolge il Veneto attuale, il Trentino e il Friuli a suo tempo provincia veneta, con popolazioni che hanno ancor oggi fortissimi tratti comuni, come anche qualche diversità: pensiamo anche solo alla lingua friulana, ad esempio, ma che nell’ultimo quarto dell’Ottocento diedero vita a quella che oggi chiamiamo “Grande Emigrazione Veneta””.
Lo ha affermato il Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti aprendo la conferenza stampa di presentazione del volume “Triveneto Migrante – Il racconto dell’antica emigrazione dalle Venezie”, avvenuta oggi a Palazzo Ferro Fini.
“Presupposto di quel grande fenomeno migratorio fu l’approvazione in Brasile nel 1871 della “Lei do Ventre Livre”, grazie alla quale i figli di schiavi nati dopo la sua promulgazione sarebbero stati liberi. La Lei do Ventre Livre sconvolse il mercato degli schiavi, facendo aumentare ancor più i prezzi già elevati. Per i latifondisti il costo dello schiavo divenne insostenibile anche perché oltre all’acquisto, i costi di mantenimento e cura erano elevati e non esisteva più il ritorno dell’investimento rappresentato dai figli. La Lei do Ventre Livre fu il fattore che rese economicamente insostenibile il sistema schiavistico, spingendo i proprietari terrieri a cercare alternative più economiche come l'immigrazione europea: l’emigrante, costava decisamente meno rispetto ad uno schiavo, perché non bisognava acquistarlo, né mantenerlo o curarlo. Non rari, poi, furono contratti di reclutamento che legavano l’emigrante ai proprietari terrieri per anni, in una forma di dipendenza economica. In alcuni casi, soprattutto nelle piantagioni di caffè, gli emigranti si trovarono in situazioni drammatiche, con orari di lavoro estenuanti, salari bassi e un forte controllo da parte dei proprietari terrieri. Il sogno di una nuova vita si tradusse per molti in una dura e amara realtà. Attirati da promesse di terre fertili e opportunità, molti arrivarono in Brasile gravati dal debito per il viaggio transatlantico e, spesso, dal riscatto della terra loro assegnata. Questo sistema, unito alle difficili condizioni climatiche e alla scarsa qualità delle terre assegnate, li legava economicamente ai latifondisti, creando situazioni di semi-schiavitù a bassissimo costo per i latifondisti”, ha proseguito Ciambetti. “Come ci spiegò bene il professor Romanato anche con la pubblicazione delle fonti diplomatiche sull’Emigrazione Veneta in Brasile edite dal Consiglio regionale, a peggiorare la situazione fu l’abbandono dell’emigrante da parte delle strutture consolari e diplomatiche italiane, che non offrirono supporto concreto né protezione contro gli abusi. Senza aiuti, molti affrontarono anni di sacrifici e sfruttamento, trovandosi isolati in un paese culturalmente e linguisticamente distante. Certo, vi fu chi conobbe successi e chi s’affermò nella scala sociale diventando ricco, ma molti finirono ingabbiati un sistema che li intrappolava in una condizione di povertà e dipendenza, con costi economici e sociali altissimi, lutti, dolori e tragiche privazioni”, ha spiegato il Presidente. “A lungo la storia dell’emigrazione veneta fu, per così dire, dimenticata anche dagli studiosi e proprio il professor Franzina, attorno al 1973, fu tra i primi che si impegnò a ricostruire questa storia, liberandola dal folklore, dalla nostalgia, da interpretazioni superficiali e aneddotiche, affrontando con rigore scientifico un tema chiave del Novecento e fondamentale nella storia del Veneto. Il libro di cui si parla oggi è l’ultima testimonianza di un percorso di studi per molti aspetti eccezionale, che ha portato il professor Franzina ad essere come dicevo tra i massimi esperti internazionali di questo fenomeno. Mi auguro che questo volume possa essere divulgato e avere il successo che merita”, ha concluso il Presidente.
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