Un esercito di cassonetti per le strade. E adesso?

7.500 cassonetti in città, a volte malconci. Le sostituzioni sono rallentate in attesa che la Loggia decida tra porta a porta e calotta.
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Qualsiasi scelta venga presa, non spariranno dal giorno alla notte. Non sarebbe nemmeno facile, visto che sono 7.500. Tanti, parte integrante del paesaggio urbano. Una parte per nulla pregiata, ma pur sempre necessaria allo stato attuale delle cose, visto che altrimenti i rifiuti sarebbero sui marciapiedi o in mezzo alle strade.

Settemilacinquecento cassonetti, compresi i bidoni dell’organico, il cui destino viene deciso in queste settimane, a meno che la Loggia non rinvii ulteriormente la scelta sul sistema da adottare tra porta a porta e calotta. Materiale in alcuni casi deteriorato per l’usura, in altri danneggiato da piromani (gli incendi non mancano mai), che in generale richiede sostituzioni e manutenzione.

Tanto che, per quest’anno, Aprica aveva preventivato l’ingresso in campo di 400 cassonetti tra nuove installazioni e turnover nell’indifferenziato, quelli grigi, e di altrettanti per le raccolte differenziate, suddivisi tra le varie tipologie. Di questi ottocento, soltanto una parte verrà effettivamente introdotta. Questo perché si trattava di una stima di massima fatta per il piano finanziario, approvato lo scorso dicembre dalla giunta, e perché il 2014 non sembra proprio l’anno adatto per accelerare il ricambio di cassonetti.

Aprica prevede di cambiarne e introdurne circa 300, seguendo l’andamento degli scorsi anni. Per le tasche dei bresciani, è comunque una spesa complessiva di 200mila euro, seppur rateizzata anno dopo anno nelle quote di ammortamento. Il cassonetto, in definitiva, non si mantiene certo gratis.

Il fabbisogno stimato è stato ritenuto in ogni caso congruo dal Comune, nonostante l’avvio della rivoluzione del sistema di raccolta fosse già in corso, almeno per quanto riguarda il dibattito interno all’amministrazione, visto che la prima (e finora unica) commissione sul tema risale a gennaio, nemmeno un mese dopo l’approvazione del piano finanziario.

Cosa accadrà ai cassonetti è difficile da dire. Se si optasse per il porta a porta, verrebbero eliminati tutti gradualmente (il sistema viene introdotto per fasi successive a seconda delle tipologie di rifiuti); se la scelta cadesse sulla calotta, andrebbero di certo cambiati gli oltre 4mila contenitori dell’indifferenziato (3.053) e dell’organico (1.064 cassonetti e 350 bidoni), vale a dire quelli su cui solitamente viene applicato il sistema di controllo con la chiavetta.

A Desenzano, ad esempio, i 500 contenitori abbandonati dopo l’introduzione del porta a porta rimasero per alcuni mesi in una sorta di cimitero doppio, per poi essere rottamati e venduti per 30 euro (quelli in ferro) e 10 euro (in plastica).

Entro settembre si chiarirà anche questo aspetto: la Loggia ha in programma una nuova commissione con i due metodi a confronto. In fondo, da gennaio ad oggi di tempo dovrebbe esserne passato a sufficienza per fare le necessarie valutazioni. La raccolta dei rifiuti in città, giunta a costare 30 milioni di euro l'anno, è certamente da cambiare. Brescia è l'unico capoluogo di provincia lombardo che ancora utilizza i cassonetti. Non solo: secondo i dati ripresi nei giorni scorsi dall’assessore all’ambiente, Gianluigi Fondra, l’80% dei Comuni lombardi applica il porta a porta. E Brescia che farà?

Emanuele Galesi
e.galesi@giornaledibrescia.it

 

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