Tornado caduti, 250 uomini impegnati nelle ricerche
Proseguono incessanti le ricerche da terra e dal cielo dei due piloti dei Tornado caduti che ancora mancano all'appello.
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Sono riprese stamani, alle prime luci dell’alba, a pieno ritmo le ricerche dei due piloti dispersi dopo lo scontro in volo fra due
Tornado militari nei cieli sopra ad Ascoli Piceno il 19 agosto. Le perlustrazioni sono andate avanti anche tutta la notte, ma a ranghi ridotti. Sull'area interessata dalle operazioni, circa 46 ettari di bosco tra Ascoli Piceno, Venarotta e Roccafluvione, sono impegnate circa 250 persone organizzate in squadre miste di vari enti e Corpi dello Stato, oltre al personale dell’Aeronautica Militare che collabora sia a terra sia con mezzi aerei. Si cercano anche tutti i frammenti dei due velivoli precipitati e ogni altro materiale che possa essere utile a ricostruire la dinamica dell’incidente. È invece diminuito l’impegno dei Vigili del fuoco per bonificare l’area, dato che i vari focolai di incendio sono ormai tutti domati. Tutti i reperti rinvenuti vengono geolocalizzati e fotografati prima di essere raccolti e consegnati alla Polizia di Stato, che ha ricevuto incarico della repertazione dei resti dalla Procura di Ascoli Piceno.
I corpi semicarbonizzati di due militari sino ad ora recuperati apparterrebbero secondo una prima ipotesi ai componenti di un unico equipaggio: il fatto che apparterrebbero entrambi ad ufficiali di sesso maschile indurrebbe a credere che siano quelli del capitano pilota Alessandro Dotto e del capitano navigatore Giuseppe Palminteri che volavano sullo stesso Tornado. Al momento tuttavia si tratta solo di una supposizione: i resti dei due ufficiali sono stati trasferiti ad Ascoli Piceno. Al medico legale Adriano Tagliabracci l'incarico di occuparsi dell’identificazione dei due corpi tramite l’esame del Dna. Ad affidarlo è stata la Procura di Ascoli Piceno che indaga per disastro aereo colposo e, dopo il rinvenimento dei resti dei due piloti, anche per omicidio colposo, mentre la Procura militare di Verona procede per il reato previsto dal Codice penale militare di distruzione di beni militari. Tutti fascicoli aperti d'ufficio, cioè previsti in via automatica in caso di simili tragedie e al momento tutti contro ignoti. Le indagi fanno sapere gli inquirenti saranno lunghe e articolate. L'ipotesi prevalente è al momento quella dell'errore umano, ma saranno i tracciati radar e le comunicazioni radio, assieme ai dati contenuti nelle scatole nere, se leggibili, a consentire una più accurata ricostruzione. Esperti di sicurezza del volo sono già impegnati sui luoghi delle ricerche: dalla disposizione dei resti e dalle loro condizioni potrebbero venire infatti altri elementi significativi per comprendere quanto accaduto. All'appello, stando alla supposizione di cui sopra, mancherebbero dunque il capitano pilota Mariangela Valentini e il capitano navigatore Paolo Piero Franzese.
Oltre ai resti dei due piloti, nel corso delle ricerche sono stati recuperati alcuni elementi di particolare rilevanza: un seggiolino eiettabile non armato (cioè non in condizione di espellere il pilota che vi sedeva sopra), un battellino salvagente, due caschi da pilota e una delle scatole nere, che secondo fonti della Polizia che ha preso in consegna il materiale sarebbe non integra, anche se fonti dell'Aeronautica militare sottolineano come il registratore di volo sia concepito per resistere ad altissime sollecitazioni e che solo una lettura dei dati in esso contenuti da parte di personale altamente qualificato consentiranno di valutarne l'effettivo stato di conservazione.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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