Naufragio al Giglio, 7 bresciani tra i superstiti

Una famiglia di Lonato, un altro lonatese e una coppia di Pontevico tra i superstiti del naufragio del Giglio. "Grazie a Dio siamo salvi".
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«Ringrazio Dio che siamo tutti sani e salvi... Ma il personale era impreparato, non puoi far dirigere le operazioni di sicurezza a cuochi e camerieri! La crociera prima di ieri non è andata male, anzi... Niente mal di mare, bei posti, bella nave...». Quei tre punti di sospensione raccontano più di un libro. Perché a chiudere con essi il post pubblicato poco dopo la mezzanotte sul suo profilo Facebook, è stata Francesca Paroni, 30enne bedizzolese di casa a Lonato, dove vive col marito Andrea Tosi e due figlioletti.
E dove forse ha temuto di non far più ritorno perché con tutta la sua famiglia - così come, conferma lei stessa, una coppia di Pontevico e un altro lonatese - era tra i passeggeri della Concordia naufragata. C'era salita il 7 gennaio. Una partenza attesa quanto può esserlo una vacanza. Dalla quale certo uno non immagina di tornare ringraziando il cielo. Non dopo un naufragio. Una vicenda che comprensibilmente tra Bedizzole e Lonato ha tenuto molti col fiato sospeso. Fino al sollievo giunto con la notizia dell'imminente rientro a casa verso mezzogiorno col pullman partito da Savona.
Francesca non scorda quegli istanti. Era a teatro coi figli - una bimba di 9 anni e un maschietto di 3 - a godersi lo spettacolo. Il marito Andrea, stanco dopo la giornata a Roma, era a riposare in cabina. «Ho sentito uno scossone, come se la nave sbattesse contro qualcosa». Da lì è tutto un attimo: l'imbarcazione s'inclina - «Non riuscivamo nemmeno a camminare» -, la corrente salta, vasi e gioielli accatastati nei negozi cadono. «Non sapevamo cosa fare - narra ancora Francesca - quindi siamo tornati in camera», anche perché gli ascensori «erano già fuori uso». Il personale «non dava indicazioni precise», almeno fino al raduno sul ponte 4, come spiegato nell'esercitazione. «Coordinavano le operazioni dei cuochi, ci hanno fatto salire su una scialuppa e poi subito scendere». Sino al viaggio verso l'isola del Giglio, la notte nella seconda casa di una signora che l'ha messa a disposizione. Poi, il viaggio verso Lonato. Una paura infinita, «la prima e ultima crociera». Il figlioletto non si è accorto di nulla, ma la sorellina «è spaventatissima. E pensa ai suoi giochi, alle sue cose. Tutto quello che ci eravamo portati è rimasto sulla nave».

Raffaella Mora

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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