«Il reato non esiste, Bonomelli libero»

La difesa dell’ex presidente Lautari chiede al Riesame la revoca della custodia cautelare in cella
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Le esigenze cautelari non sussistono. Qualora ci fossero sarebbero abbondantemente garantite dagli arresti domiciliari. Giovanni Bonomelli, ex presidente della comunità di recupero per tossicodipendenti «I Lautari», deve lasciare la cella di Canton Mombello, nella quale è detenuto dalla metà di febbraio. Ne è convinto il suo legale, l’avv. Sandro Mainardi. Di che avviso sia il Tribunale del Riesame, invocato dalla difesa del 60enne accusato di atti sessuali con una sedicenne affidata alla sua cura, è invece presto per dire. I giudici della libertà (Andrea Guerrerio, presidente) si sono riservati. La decisione è attesa nelle prossime ore.

La difesa di Giovanni Bonomelli ha sottolineato nel ricorso il consenso prestato dalla giovane ed evidenziato che, dei reati a sfondo sessuale, quello contestato all’uomo è il più lieve e, in ogni caso anche alla luce della sua decadenza dal Cda della Lautari, non tale da giustificare la custodia cautelare in carcere.

Il Tribunale del Riesame ha valutato anche il ricorso della difesa di Michela Righetti, ritenuta complice di Bonomelli dal sostituto procuratore Claudio Pinto e dai militari del Nucleo investigativo dell’Arma, che hanno scoperto il ménage à trois indagando sull’omicidio di Tiziano Stabile dello scorso novembre. Gianfranco Abate, difensore della 40enne ospitata a sua volta dalla comunità di Pozzolengo, ha chiesto ai giudici la revoca della misura cautelare, ribadendo uno dei concetti sui quali si è soffermata la difesa del 60enne. Per l’avvocato il reato non sussiste. La condizione di autorità, elemento oggettivo alla base della ipotesi di reato contestata, non è per nulla dimostrata. Il fatto che Bonomelli fosse presidente della Lautari in sé non basta per dire che la ragazza fosse in una condizione di subordinazione fisica e psicologica nei suoi confronti. Nel chiedere la revoca della misura cautelare cui è sottoposta, l’avv. Abate ha inoltre escluso l’esistenza di elementi probatori sufficienti per ritenere che Michela Righetti abbia spinto la giovane a consumare rapporti sessuali con sé e Bonomelli.

Il Tribunale, dopo circa un’ora, ha tolto l’udienza e si è riservata la decisione per i prossimi giorni. I due, nell’attesa, hanno passato anche la notte numero diciassette in carcere.

Pierpaolo Prati

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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