Fratelli di marmo: il Bigio e il parente garibaldino

Similitudini tra statue: a Sarzana il Titano di Fontana richiama (e precede) la figura del Bigio. Il cui destino è ancora incerto.
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Sul suo futuro la Loggia deve ancora chiarirsi del tutto le idee, aiutata dalla commissione nominata in luglio, ma intanto si aprono nuove prospettive sul suo passato. Parliamo dell’Era fascista, statua comunemente nota come Bigio. Imbrigliata nel magazzino comunale dov’è stata restaurata, l’opera in marmo deve confrontarsi con un fratello maggiore che fa bella mostra di sé in pubblico. A Sarzana, cittadina in provincia di La Spezia famosa per il Festival della Mente, «Il genio della stirpe», altrimenti detto il Titano, domina piazza Garibaldi dall’alto della sua marmorea imponenza.

È una statua che, per piglio e posa, ricorda da vicino il Bigio, in cui la figura umana è resa in modo più stilizzato. Una coincidenza? Forse. O forse c’entra il fatto che l’autore, lo scultore Carlo Fontana, sia nato a Carrara come Arturo Dazzi, padre della discussa statua di piazza Vittoria. Fontana è di sedici anni più vecchio del collega (5 ottobre 1865 contro 13 luglio 1881) e si formò all’Accademia di Belle Arti di Carrara, di cui divenne docente tra il 1915 e il 1929. Lo stesso istituto in cui studiò Dazzi, trasferitosi dopo il diploma, agli inizi del Novecento, a Roma.

Diversi i riferimenti, le origini e i destini delle statue: una si ispirava al Risorgimento, l’altra al Fascismo (che di quel periodo si considerava l’ideale completamento); una doveva, nel 1907, celebrare il popolo italiano fieramente rivolto verso il futuro e ispirato dalle gesta garibaldine, l’altra completò, nel 1932, piazza Vittoria rappresentando idealmente la potenza mussoliniana (ridimensionata, in concreto dal nomignolo, Bigio); una guarda Sarzana dall’alto dei suoi circa tre metri, più un paio di basamento, l’altra è stata rimossa nel 1945 e da allora dorme sdraiata con i suoi sette metri di altezza, o lunghezza.

Si ispirò Dazzi al Fontana? La suggestione c’è, l’approfondimento è materia da storici dell’arte. Di certo, il più giovane scultore non poteva non conoscere i lavori di un artista diventato un’istituzione a Carrara e giunto alla fama nazionale grazie soprattutto alla Quadriga dell’Unità, innalzata nel 1928 sul Vittoriano, a Roma.

I fan più sfegatati del Bigio, tra cui quelli riuniti nella pagina facebook ed esso dedicata, potranno forse proporre un gemellaggio con Sarzana, patria del fraterno Titano. I detrattori del colosso bresciano, anche per loro c’è una comunità su fb, potranno tranquillamente proseguire a chiedere che resti dov’è. Il dibattito è aperto ed è sempre utile, e i saggi nominati dalla Loggia dovrebbero aiutare a fare sintesi, a patto che prima o poi si giunga ad una conclusione. Nel frattempo potrebbe spuntare un cugino del Bigio: in questa saga infinita c’è spazio per tutto e per tutti.

Emanuele Galesi
e.galesi@giornaledibrescia.it

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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