Brescia 1967: distribuita la targa Bs 200.000

La seconda metà degli anni Sessanta è un periodo di grande slancio per la nostra terra
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Il capoluogo si allarga per numero di quartieri e di abitanti, il reddito dei bresciani aumenta, il numero delle automobili anche, mentre la disoccupazione è praticamente assente e l’industria produce oltre la metà della ricchezza provinciale.

La seconda metà degli anni Sessanta è un periodo di grande slancio per la nostra terra. Certo, non mancano problemi e tensioni (basti pensare a quelle sindacali espresse dall’«Autunno caldo»), ma prevale l’ottimismo. Anche se non allo stesso modo e non ovunque. Sono i dati, come sempre, a fotografare il quadro.

Cominciando, magari, da quelli che sembrano più banali: alla fine del 1967 i poveri iscritti nell’apposito elenco della città (si ha diritto, ad esempio, all’assistenza medica gratuita) sono 2.538 contro i 9.611 del 1951 e i 5.974 del 1960. Sempre nel 1967 viene distribuita la targa automobilistica Bs 200.000, come gli abitanti di Brescia: si pensa, addirittura, che in pochi anni si arriverà a 300mila residenti.

Dopo una stasi denunciata dall’industria nel bienno 1964-1965, c’è una forte ripresa produttiva, specialmente nei settori metalmeccanico e tessile (stenta invece a riprendere impulso l’edilizia pubblica e privata). Le esportazioni salgano. Ne beneficiano le tasche dei bresciani. Nel 1967 il reddito pro capite è 638.857 lire: +7 per cento rispetto all’anno precedente. Siamo al settimo posto in Lombardia, al 31° in Italia. Quanto alla ricchezza annuale prodotta, è calcolata in circa 600 miliardi di lire: +7,9 per cento. Siamo al secondo posto nella regione dopo Milano, al decimo in Italia. Gli incrementi registrati rispetto al 1966 sono comunque fra i più sostenuti in Lombardia.

Il declino dell’agricoltura come fattore del reddito è conclamato ed irreversibile: contribuisce soltanto per l'11,5 per cento contro il 29,1 per cento del terziario, l’8,6 per cento della pubblica amministrazione e il 50,8 per cento dell’industria. La popolazione complessiva è in aumento: alla fine del 1968 i bresciani sono 941.918 (+0,6 per cento).

Si conferma l'indebolimento demografico delle aree depresse (la Valcamonica in particolare) a favore delle zone industriali della media Valtrompia e della città; crescono, anche, le aree gardesane favorite dal turismo. Inoltre, si consolida già un dato che assumerà poi una dimensione preoccupante: il calo progressivo della natalità. Uno dei maggiori problemi della società italiana attuale, sempre più vecchia.

Il 1969 è l’anno delle proteste. Una stagione di rivendicazioni normative e salariali, di scioperi e forti agitazioni operaie, in particolare dei metalmeccanici, anche nella nostra provincia. Brescia resta invece marginale per quanto riguarda la contestazione studentesca. Qualche sciopero ed occupazione degli studenti medi in febbraio, l’occupazione della Cattolica per tre giorni alla fine di marzo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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