Provincia bresciana, restare o partire? Come la pensano i ragazzi

«Non si vive così male qui»: questa è una delle prime premesse fatte ai ragazzi dal professor Noci durante gli incontri dell’Hub della Conoscenza, ed è così. La Bassa Bresciana non è una zona in condizioni critiche, né un territorio completamente privo di opportunità. Ma questo, sottolinea il professore del Politecnico di Milano, non significa che non si possa, e non si debba, migliorare.
Nonostante il grande potenziale della Bassa, i dati parlano chiaro: la popolazione in questa zona è in drastico calo. Nell'ultimo anno, circa duemila persone hanno lasciato la provincia, un numero equivalente a quello di un Comune come Fiesse o Bassano Bresciano. Questi sono dati preoccupanti. Anche le nascite continuano a diminuire, come dimostra la situazione dell'ospedale di Manerbio, dove si registrano in media due nuovi nati al giorno. Le amministrazioni locali, nel frattempo, faticano a trovare personale e a garantire i servizi essenziali, alimentando così il fenomeno dell'emigrazione: molti, soprattutto i giovani, abbandonano il territorio in cerca di opportunità migliori altrove.
Lo spopolamento del nostro territorio, infatti, trova la sua causa principale nella fuga dei giovani, insoddisfatti di quello che il territorio offre e in cerca di orizzonti più ampi in cui crescere, sia in termini personali, scolastici, che professionali. La soluzione sta quindi nel dare ascolto ai giovani.
Rimanendo in provincia, ecco dunque cosa ci raccontano Michela, dalla Bassa, e Luca, che vive nell’hinterland.
«A Montirone mi sento in gabbia»

Michela, 18 anni, studentessa di Montirone, percepisce il suo paese natale come una «gabbia» che limita le sue opportunità future. «I collegamenti non sono efficienti», sottolinea, lamentandosi dei trasporti pubblici lenti e poco frequenti. Parla per sé, naturalmente, ma non nasconde che il suo pensiero è comune a quello di molti suoi coetanei.
Montirone, con circa 5.062 abitanti, è escluso dalla linea urbana di trasporti pubblici e gli autobus sono spesso in ritardo, creando difficoltà soprattutto per chi, come lei, ha bisogno di spostarsi quotidianamente per andare a scuola. Oltre ad avere il cruccio della mobilità, Michela è preoccupata anche per il bitumificio che sorge a Ovest del paese, sul confine con Ghedi: «Inquina e l’amministrazione ne ha approvato l’ampliamento». Inoltre, il rumore costante degli aerei in partenza dal vicino aeroporto di Montichiari contribuisce all’inquinamento acustico.

Anche la viabilità locale la preoccupa: «Il raccordo autostradale Corda Molle aumenterà il traffico nel centro del paese», teme, con conseguenze sulla qualità della vita. «Avere un unico medico di base – aggiunge Michela – è l’ennesima dimostrazione di quanto scarseggiano i servizi essenziali» così come mancano centri di aggregazione per ragazzi.
Nonostante alcune iniziative positive, come la ristrutturazione delle scuole, Michela sente che Montirone non è in grado di offrire ciò che cerca: per lei, la Bassa è un luogo che le impedisce di svilupparsi e, guardando altrove, spera di trovare un ambiente più stimolante.
«Collebeato è un compromesso perfetto»

Luca, 26 anni, insegnante di spagnolo in provincia, considera invece Collebeato – che non sorge nella Bassa, ma nell’Hinterland – «il posto più bello del mondo». Nonostante la sua visione personale, è convinto che il paese, con i suoi 4.462 abitanti, rappresenti l’equilibrio perfetto tra l'atmosfera magica di un piccolo borgo e la comodità della città. «Collebeato è una sorta di rifugio», afferma, descrivendo come il paese, incastonato tra le colline, offra totale tranquillità pur essendo a soli cinque minuti dalla città.
Vivere in un piccolo paese significa anche essere parte di una comunità. Luca si impegna come volontario per le feste del paese e le attività dell’oratorio e i legami con le persone che lo circondano sono, per lui, tra le cose più belle della vita a Collebeato. La posizione strategica del centro abitato, inoltre, è uno dei suoi punti di forza: «Qui si è lontani dal caos, ma basta un attimo per arrivare in città». Non si può dire lo stesso di alcuni paesi della Bassa, specialmente quella più «profonda», ma i lati positivi dell’isolamento sono certamente un aspetto comune.
Tuttavia, vivere in un paese così piccolo ha le sue difficoltà, come la scarsità di strutture per i giovani e la mancanza di luoghi di utilità generale, come un supermercato o una gelateria. Luca ammette però che la vicinanza a Brescia e il fatto che tali strutture si trovino nei paesi limitrofi rende questi inconvenienti meno rilevanti.
Un altro aspetto problematico è il costo delle abitazioni: «Il prezzo degli appartamenti è nettamente sproporzionato rispetto agli altri paesi di provincia» e questo limita le prospettive di stabilità futura per i giovani come lui. Nonostante ciò, il suo amore per il paese non cambia. «Non mi trasferirei mai», afferma con decisione, vedendo in Collebeato la possibilità di una vita più genuina, semplice e lontana dal caos cittadino, ma ricca di significato. La bellezza delle colline e il contatto quotidiano con la natura sono per lui irrinunciabili. «Collebeato è il mio posto, il mio locus amoenus, dove voglio continuare a vivere».
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