Associazionismo comunale, offrire dei servizi pubblici efficienti

Luca Gervasio (redazione Hub della Conoscenza)
In particolar modo il Tuoel, testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, disciplina le diverse forme di cooperazione comunal
Aiuto reciproco per raggiungere un obiettivo comune
Aiuto reciproco per raggiungere un obiettivo comune
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L’articolo 14 del decreto-legge n. 78/2010 ha individuato le funzioni fondamentali a carico di ciascun comune. Più precisamente, oltre alle attività amministrative, urbanistiche, contabili e di polizia, viene indicato il dovere di offrire alla cittadinanza servizi pubblici efficienti. Sono tuttavia evidenti le numerose criticità che riguardano tale obiettivo, soprattutto in riferimento ai territori di minori dimensioni. Per questo motivo la normativa italiana prevede la possibilità di gestire in maniera associata le materie di interesse generale. In particolar modo il Tuoel, testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, disciplina le diverse forme di cooperazione comunale.

Forme associative

Il Tuoel norma le seguenti strutture associative:

Convenzioni. Sono la tipologia meno impegnativa e vincolante. Consistono in intese per l’organizzazione unificata di servizi e funzioni, sulla base di determinati presupposti e impegni garantiti dai municipi coinvolti.

Consorzi. Rappresentano il profilo praticato solamente per fornire servizi. Questa modalità è stata ampiamente ridimensionata con la legge finanziaria del 2010. Oggi può essere ancora utilizzata, ma deve essere escluso il suo impiego in riferimento alle funzioni amministrative.

Unioni di comuni. Costituiscono una figura più complessa, munita di personalità giuridica e di organi, statuti e regolamenti propri. Ciò, quindi, implica un maggiore coinvolgimento e legame tra i singoli paesi, sia dal punto di vista politico, che nel campo economico e sociale. Una forma particolare di unione di comuni è raffigurata dalle comunità montane.

Si tratta di territori nati da enti locali situati in zone di montagna, appartenenti anche a province differenti. Nel corso del tempo, però, diverse norme hanno tentato di sfavorire tali aggregazioni mediante riordini e tagli di finanziamenti statali. Sono inoltre numerose le regioni che hanno optato per l’abolizione o per un accorpamento, al fine di ridurre la spesa pubblica a loro sostegno. Ne è un esempio la Lombardia che ha visto un passaggio da 30 a 23 comunità montane.

Fusioni di comuni. Le fusioni portano alla nascita di un nuovo ente, basandosi sulla soppressione di due o più municipi. È la modalità maggiormente radicale, che trova, tuttavia, spesso opposizione nell’azione di difesa dell’identità territoriale. 

Attuali normative

L’ordinamento italiano prevede una serie di misure finanziarie e di semplificazione burocratica, a beneficio soprattutto delle realtà che scelgono di costituire unioni o fusioni. Nel 2010 è stato poi introdotto l’obbligo di gestione associata delle funzioni da parte dei comuni inferiori ai 5000 abitanti. La norma, però, non è mai entrata effettivamente in vigore a causa di continui rinvii e, dopo la dichiarazione di incostituzionalità nel 2019, è stata eliminata nel 2024. Rimangono comunque ancora aperte tutte le strade per le coordinazioni, possibilità rivolte principalmente alle aree più in difficoltà.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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