Transizione 5.0: troppi ostacoli complicano l’accesso al Piano

Oltre alle già note difficoltà amministrative e burocratiche e ai tempi ristretti per usufruire delle agevolazioni, emergono significative sfide di natura tecnica
Il fulcro delle problematiche risiede nella valutazione tecnica del risparmio energetico
Il fulcro delle problematiche risiede nella valutazione tecnica del risparmio energetico
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La nuova normativa sulla Transizione 5.0, concepita per offrire agevolazioni fiscali alle imprese che pianificano interventi di risparmio energetico, sta incontrando una serie di ostacoli che ne complicano l’accesso. Oltre alle già note difficoltà amministrative e burocratiche legate all’utilizzo di fondi europei e ai tempi ristretti per usufruire delle agevolazioni, emergono significative sfide di natura tecnica che vi elencherò di seguito.

Il fulcro delle problematiche risiede nella valutazione tecnica del risparmio energetico. La normativa richiede alle aziende di confrontare i dati energetici dell’esercizio precedente con quelli post-intervento, riferendosi all’intera struttura produttiva o a singoli processi. Tuttavia, questo metodo presenta criticità. La maggior parte delle aziende infatti non dispone di dati energetici dettagliati dell’esercizio precedente.

Fattori come variazioni nei volumi produttivi, nel mix di produzione e nelle condizioni climatiche rendono complessa una valutazione precisa, soprattutto quando la normativa premia scostamenti minimi del 3% nei consumi energetici. Sebbene il confronto su un singolo processo sia teoricamente più semplice, in pratica le aziende utilizzano spesso macchinari che producono diversi prodotti con consumi specifici variabili.

Per ricostruire i consumi storici la circolare operativa fortunatamente ammette prove in «situ» e quindi attraverso queste e la conoscenza dei volumi produttivi dell’esercizio precedente si riesce a ricostruire il dato voluto sebbene determinare gli indici di prestazione energetica possa in alcuni casi diventare compito arduo.

Per processi non esistenti o aziende di nuova costituzione, la normativa impone il confronto con consumi di tre macchine simili prodotte nell’UE o nello Spazio Economico Europeo negli ultimi cinque anni. Tuttavia, i dati di targa non riflettono il consumo effettivo, e ottenere misurazioni dirette su tali macchine è spesso impraticabile.

Gli studi settoriali dell’Enea, seppur utili, forniscono indicazioni con margini di tolleranza superiori a quelli richiesti dalla normativa.Se il risparmio energetico coinvolge più processi, l’azienda è costretta a riferirsi all’intera struttura produttiva, con le già menzionate difficoltà e diluizione del risparmio percentuale. Inoltre, è possibile attivare un solo progetto per struttura produttiva, limitando ulteriormente le opportunità di intervento.

Non solo, quando un’azienda introduce un nuovo macchinario in un processo con più unità operative, il risparmio percentuale si diluisce proporzionalmente al numero totale di macchinari. La recente circolare consente di considerare una singola linea di produzione, ma ciò non facilita l’aggiunta di nuove linee identiche. Alla presentazione del progetto i risultati sono basati su dichiarazioni dei fornitori o calcoli teorici. Non c’è certezza di ottenere il risparmio previsto.

Chi riesce a beneficiare delle agevolazioni?

Non tutte le aziende sono penalizzate allo stesso modo da queste difficoltà. Le imprese con processi monoprodotto, indici di prestazione energetica facilmente calcolabili o dati storici dettagliati sono avvantaggiate, a condizione che rispettino le norme Dnsh o le relative eccezioni. Anche la sostituzione di motori Stage 1 con motori Stage 5 nei veicoli agricoli e forestali risulta più agevole da certificare.

Le difficoltà tecniche nei progetti che ho analizzato hanno spinto finora molte aziende a rinunciare a progetti di risparmio energetico, indirizzando parte degli investimenti verso le agevolazioni dalla Transizione 4.0. Sebbene ciò generi comunque vantaggi in termini di efficienza energetica, le imprese non potranno accedere ai maggiori benefici previsti da Transizione 5.0, e tali risparmi non verranno contabilizzati negli obiettivi europei.

È auspicabile che il Ministero avvii un tavolo di confronto con gli operatori. Un dialogo costruttivo potrebbe portare a una revisione della normativa o ad una semplificazione tramite l’emissione di circolari, rendendola più flessibile e accessibile. Semplificare le procedure e ridurre le barriere tecniche è fondamentale per permettere alle aziende di contribuire efficacemente agli obiettivi di sostenibilità energetica del Paese.

Pierfederico Cancarini, consulente trasferimento tecnologico Csmt

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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