Piano 5.0: fotovoltaico agevolato, ma solo se è «made in Ue»
Il nuovo Piano Transizione 5.0 punta in modo consistente sul tema delle energie rinnovabili, e di conseguenza sul fotovoltaico. A partire dal primo gennaio 2024 e fino al 31 dicembre 2025, infatti, le imprese avranno l'opportunità di ricevere incentivi significativi per l'acquisto di nuovi beni strumentali, sia materiali (come macchinari e attrezzature avanzate) che immateriali (software e tecnologie digitali), in un programma esplicitamente progettato per favorirne la trasformazione tecnologica e digitale, indirizzandole verso maggiore sostenibilità.
Doppio obiettivo
«La sostenibilità, in questo contesto, significa che le tecnologie e i beni strumentali incentivati non solo devono migliorare l’efficienza e la produttività dell'azienda, ma devono anche contribuire a ridurne l'impatto ambientale e a promuovere pratiche aziendali responsabili», spiega Marco Casale, alla guida della Peimar di Castegnato, realtà specializzata proprio nella progettazione, ricerca e produzione di moduli fotovoltaici ad alta efficienza.
Ed è proprio Casale, che della materia ne mastica quotidianamente, a tracciare le linee guida per attingere al Piano. «In questo contesto si distinguono due tipi di investimenti possibili: i trainanti e i trainati», distingue il ceo di Peimar che evidenzia come si tratti di due tipologie di investimenti «con due ruoli distinti ma complementari».
Trainati e trainanti
Se infatti gli investimenti trainanti sono quelli che avviano il progresso e l'innovazione, come quelli in nuove tecnologie o infrastrutture, quelli trainati sono invece quelli che prosperano grazie ai cambiamenti introdotti dai settori trainanti. «Questi investimenti – spiega Casale – sono particolarmente positivi perché sfruttano le innovazioni e rendono più efficienti e competitive le aziende. In pratica, mentre gli investimenti trainanti avviano il cambiamento, gli investimenti trainati ne massimizzano i benefici e contribuiscono a una crescita complessiva, dimostrando come le innovazioni possano avere un effetto positivo a lungo termine».
Va da se che nel contesto degli incentivi offerti dal credito d’imposta Transizione 5.0, il fotovoltaico è considerato un investimento trainato. Questo significa che per poter usufruire degli incentivi disponibili per gli impianti fotovoltaici, è necessario che l’azienda effettui anche investimenti in settori trainanti.
Peraltro, aggiunge Casale, l’«incentivo è riservato esclusivamente ai pannelli fotovoltaici prodotti negli Stati membri dell’Unione Europea e deve avere un'efficienza di almeno il 21,5%. Solo gli impianti che utilizzano pannelli solari di alta qualità, fabbricati in Europa possono beneficiare dell'incentivo».
Ecco allora che il fatto di avere «in casa» un alleato come Peimar, che già nel 2017 ha avuto l’intuizione di investire su prodotti non realizzati in Cina e di aprire invece una produzione made in Italy, è particolarmente strategico, a maggior ragione alla luce del nuovo modulo fotovoltaico brevettato dall’azienda, il SA505M (BF). Il pannello, infatti, non solo è prodotto negli stabilimenti di Castegnato ma ha anche un’efficienza del 21,54%, superiore al requisito minimo del 21,5% richiesto dal piano. Il che, tradotto in performance, significa una conversione ottimale della luce solare in energia elettrica.
L’azienda
Peimar ha vissuto tutta la sua vita nel fotovoltaico. Nata come commerciale, nel 2017 decide di investire in prodotti Made in Italy ed apre il suo stabilimento produttivo a Castegnato. I competitor, sul mercato nazionale come europeo, si contano sulle dita di una mano e le opportunità di crescita sono tante.
Oggi progetta e produce moduli fotovoltaici ad alta efficienza: dalla selezione dei materiali, al montaggio e al confezionamento, lo stabilimento bresciano ospita ogni singola fase del processo produttivo, complice un team di tecnici e ingegneri specializzati nello sviluppo continuo dei prodotti. Lo stabilimento di Brescia si caratterizza per un elevato livello di automazione e un accurato controllo qualità, e recentemente Peimar ha investito anche in un capannone per la logistica.
Inutile dire che i numeri parlano di una società in ottima salute: il gruppo guidato da Marco Casale conta 110 dipendenti dislocati tra la sede produttiva (e quella legale in via Cefalonia) e varie commerciali in Canada, Usa, Panama, Tunisia, Dubai, India e Giappone. Dopo il boom di ricavi generato dal superbonus nel 2022, che ha condotto Peimar a sfiorare i 100 milioni di ricavi. Nel 2023 i ricavi sono stati intorno ai 70 milioni (il 50% generato oltre confine): il piano 5.0 potrebbe regalare nuovi record.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Economia & Lavoro
Storie e notizie di aziende, startup, imprese, ma anche di lavoro e opportunità di impiego a Brescia e dintorni.