Piano 5.0: è il professionista che valuta il risparmio energetico
L’industria europea sta attraversando una fase di profonda trasformazione verso modelli produttivi sostenibili, influenzata dalle crescenti esigenze ambientali e dalle direttive dell’Unione Europea. Settori ad alta intensità energetica come siderurgia, metallurgia e automotive, assieme ai comparti simbolo del Made in Italy, quali agroalimentare e moda, stanno integrando criteri Esg lungo l’intera filiera. In questo scenario, le Pmi italiane, pilastri del sistema produttivo e depositarie di un know-how di eccellenza, sono chiamate a giocare un ruolo chiave.
In questo contesto, anche alla luce del rafforzamento del principio europeo «Energy Efficiency First», incentivi come il Piano Transizione 5.0 assumono un’importanza strategica per le aziende. Il risparmio energetico non è più solo un obbligo normativo, ma diventa un vantaggio competitivo, capace di migliorare sia la redditività che la reputazione aziendale, favorendo il posizionamento nelle rispettive filiere.
Come si misura il risparmio energetico?
Esistono metodologie consolidate che si articolano in due passaggi fondamentali, richiamati anche nel Piano Transizione 5.0: il confronto tra le situazioni prima e dopo l’implementazione del progetto di innovazione e il monitoraggio controllato e sistematico dei dati. Il risparmio energetico, essendo legato alla riduzione dei consumi, richiede il confronto tra la situazione prima e dopo l’intervento. È necessario valutare l’intensità energetica della produzione confrontando i consumi a parità di variabili produttive e condizioni esterne.
Ad esempio, in un investimento su una pressa, bisogna confrontare i consumi per tonnellata stampata prima e dopo l’aggiornamento tecnologico, a parità di condizioni al contorno come, ad esempio, il tipo di produzione, il tonnellaggio della pressa o i materiali impiegati.
Il monitoraggio dei dati
La raccolta dati deve essere accurata e affidabile, effettuata con strumenti e software di precisione per garantire l’accuratezza e la ripetibilità delle misure. Il Piano Transizione 5.0 consente di effettuare stime nella fase ex-ante, ma richiede una misurazione dettagliata nella fase ex-post per confermare l’effettivo risparmio ottenuto.
Per accedere al Piano Transizione 5.0, è necessario redigere due perizie tecniche: una nella fase ex-ante e una nella fase ex-post. Durante la fase preliminare, il professionista incaricato collabora con l’azienda e il fornitore della tecnologia per definire i consumi e stimare il potenziale risparmio energetico, raccogliendo dati tecnici, misurazioni e previsioni di produzione. Solo in caso di conferma positiva nella perizia ex-post, l’intervento potrà beneficiare degli incentivi previsti.
La perizia
I professionisti autorizzati alla redazione delle perizie sono gli Esperti in Gestione dell’Energia (Ege), le Energy Service Company (Esco) e gli ingegneri ed i periti industriali iscritti agli albi professionali con comprovata esperienza in ambito energetico.
La verifica dei risparmi energetici derivanti dagli investimenti in beni strumentali è una pratica complessa, che richiede un costante monitoraggio dei consumi e delle variabili produttive. Il Piano Transizione 5.0, incentivando progetti che garantiscono risparmi energetici, rappresenta un modello innovativo che potrebbe orientare futuri schemi di incentivo. La collaborazione tra professionisti, aziende, fornitori e stakeholder sta contribuendo alla diffusione di una cultura dell’innovazione sostenibile, con vantaggi tangibili per l’intero sistema economico.
Francesca Marini, Ordine degli Ingegneri di Brescia
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