Credito d’imposta: si fa strada l’ipotesi di alzare l’aliquota al 50%

Dopo un incontro con una delegazione di Confindustria, il Ministro Urso ha annunciato la volontà di potenziare la misura: l’obiettivo è semplificare e facilitare l’accesso
Il ministro dell’Impresa e del Made in Italy Adolfo Urso
Il ministro dell’Impresa e del Made in Italy Adolfo Urso
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Il Piano Transizione 5.0 sostiene, attraverso il meccanismo del credito d’imposta, i progetti di innovazione finalizzati alla duplice transizione energetica e digitale, effettuati nel territorio dello Stato a decorrere dal 1° gennaio 2024 e fino al 31 dicembre 2025.

L’attrattività della misura, specie per le Pmi, è limitata da una serie di fattori: il complesso iter di accesso, gli oneri documentali, i limiti imposti dal Dnsh, Do Not Significant Harm, il divieto di cumulo con incentivi finanziati da fondi strutturali europei e risorse Pnrr, l’ambito temporale limitato al biennio 2024- 2025, le difficoltà legate al raggiungimento e mantenimento, per cinque anni, dei risparmi energetici (minimo il 3% sulla struttura produttiva, il 5% sul processo interessato).

Credito d’imposta

Eppure, Transizione 5.0, coi suoi 6,3 miliardi del Piano RePowerEU, rappresenta un’interessante opportunità per finanziare investimenti in beni 4.0 ed eventualmente trainare impianti di autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e spese di formazione del personale in transizione energetica e digitale.

Il legislatore ha inteso alleggerire i costi di procedura per le Pmi, mediante il riconoscimento di contributi compensativi: fino a 10 mila euro per le spese delle certificazioni energetiche ex ante ed ex post; fino a 5 mila euro per la spesa della certificazione contabile (qualora non sussista l’obbligo di revisione legale dei conti).

I beni immateriali

D’altra parte, il Ministero delle imprese e del made in Italy è al lavoro per semplificare l’accesso alla misura.

Tra le differenze rispetto al complementare Piano Transizione 4.0, si osserva una lista di beni immateriali (software) ammessi al 5.0 più ampia, inclusiva di due ulteriori voci di significativo interesse per le imprese, anche Pmi: le applicazioni per il monitoraggio e la visualizzazione dei consumi energetici, sistemi che introducono meccanismi di efficienza energetica e i software relativi alla gestione di impresa (gli Erp), se acquistati unitamente.

Sebbene sussistano dubbi in merito al concreto utilizzo di queste soluzioni per generare una riduzione dei consumi energetici, un’impresa che decida di investire anche in tali software potrebbe ottenere un triplice vantaggio: sviluppare un’innovazione digitale integrando un Erp di nuova generazione nei propri processi, assicurarsi uno strumento informatico a supporto dell’obbligo di monitoraggio dei benefici energetici per 5 anni, beneficiare di un credito di imposta significativo.

Le aliquote

La misura è appetibile per le Pmi in termini di aliquote e massimali: sulla fascia di investimenti fino a 2,5 milioni di euro annui, il credito d’imposta è attualmente riconosciuto in misura variabile dal 35% al 45%, a seconda delle percentuali di risparmio energetico conseguite.

Dopo un incontro con una delegazione di Confindustria, il Ministro Urso ha annunciato la volontà di potenziare la misura, con innalzamento dell’aliquota massima dal 45% al 50% e del massimale di prima fascia da 2,5 a 5 milioni di euro. Tra gli obiettivi che si è posto il ministero anche quello di semplificare per favorire l’accesso alle imprese.

Non da ultimo, il meccanismo di fruizione 5.0 è estremamente favorevole per progetti ultimati ben prima della scadenza del 31 dicembre 2025: entro tale data è ammessa la compensazione con F24 in unica soluzione, oltre è d’obbligo la ripartizione in cinque quote annuali di pari importo.

Debora Reverberi e Massimo Zanardini, ordine degli Ingegneri di Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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