Virgin Galactic apre al turismo spaziale e lo fa pure dall’Italia
La passione del volo spaziale ha contagiato i miliardari Usa. Per meglio dire: il business del turismo spaziale ha catturato l’attenzione e gli investimenti di Richard Branson (progetto Virgin Galactic), di Jeff Bezos (Amazon) con la Blue Origin e della SpaceX di Elon Musk, patron di Tesla. Ad oggi la compagnia che sembra più pronta delle altre per il via all’attività commerciale è la Virgin Galactic che, tra l’altro, oltre alla base SpacePort nel New Mexico, potrà contare su di una pista europea in Italia, all’aeroporto tarantino di Grottaglie. L’accordo è stato sottoscritto con l’Agenzia Spaziale Italiana poiché sulla navetta di Branson non si fa solo turismo, ma anche ricerca.
«Raramente giocare con prudenza conduce al successo», dice spesso ai suoi collaboratori il boss della Virgin, marchio che conta una quarantina di società controllate i cui interessi spaziano dal volo aereo, alle ferrovie, dalle bibite agli abiti da sposa. Branson ha calato un asso da novanta avviando il progetto Virgin Galactica con 100 milioni di dollari sino ad arrivare ad un miliardo investito per i primi voli sperimentali. Dall’aereo-madre WhiteKnightTwo (a doppia carlinga) alla quota di poco più di 10mila metri da terra parte la navetta SpaceShipTwo che raggiunge quota 82,7 km. Il volo suborbitale dura 14 minuti, permettendo ai passeggeri di sperimentare l’assenza di gravità e di godere della vista del profilo curvo del nostro pianeta.
La navetta è stata progettata per trasportare in tutto 8 persone, 2 membri dell’equipaggio e 6 passeggeri, che potranno fare propria questa fantastica esperienza al prezzo di 250mila dollari. Il rientro alla base avviene planando. Secondo le stime della Virgin, che prevede entro la fine del 2023 di schierare una flotta di 5 vettori e altrettante navette, dai primi voli programmati (e già prenotati da tempo) nel 2022 si passerà ad un viaggio ogni 32 ore, ovvero 1565 passeggeri all’anno, per un incasso che sfiora i 400 milioni di dollari e destinato ad aumentare sensibilmente con l’ulteriore incremento dei velivoli.
Sia Amazon che Elon Musk hanno in programma voli con razzo e capsula con rientro in volo verticale. I due programmi - a quanto pare - sono più orientati, pur non disdegnando forme turistiche con prenotazioni già aperte, a missioni commerciali che spaziano (appunto!) dal trasporto di astronauti alla messa in orbita di satelliti, sino alle missioni Luna e Marte. Besoz non poteva non rispettare il principio di convenienza fatto proprio da Amazon e quindi propone andata e ritorno Terra-Spazio a 200mila dollari.
Trovate le navette, l’idea dell’albergo spaziale non poteva farsi attende a lungo. Così la Orbital Assembly Corporation (OAC), che si definisce «la prima società di costruzioni spaziali su larga scala», ha presentato il progetto di Voyager Station, il primo hotel spaziale con più stelle di quando se ne vedano dagli oblò. Ha le sembianze di una gigantesca ruota alla quale si agganceranno le camere/capsule. La quota orbitante dovrebbe aggirsi attorno ai 500 chilometri e negli spazi comuni - dicono - non mancherà una spa.
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