UniBs e la «ricerca» dell’armonia tra tecnologia e sostenibilità

«Ci sono motivi per pensare che la rivoluzione digitale possa essere un volano per una transizione ecologica equa e altri che spingono invece a pensare l’opposto: la domanda cruciale è capire come si possano sfruttare gli effetti positivi e mitigare quelli negativi».
Elena Verdolini, docente di Economia politica all’Università degli Studi di Brescia, dirige dal 2020 il progetto di ricerca «2D4D - La rivoluzione digitale per combattere i cambiamenti climatici», di cui l’ateneo è capofila. Uno studio che coinvolge ricercatori di più discipline (economia, statistica, ingegneria) attorno a un’unica ma grande domanda di ricerca: se e come le tecnologie digitali possano contribuire a mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

«Si tratta di interpretare delle dinamiche economico-sociali e capire quali potenziali punti d’ingresso abbiamo per far sì che queste transizioni possano essere governate in modo da essere benefiche», spiega Verdolini. La ricerca è stata prolungata fino all’autunno 2026, finanziata per quasi un milione e mezzo di euro dell’European research council della Commissione europea.
Con l’UniBs collabora il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, di cui Verdolini è senior scientist. «Analizziamo l’impatto della digitalizzazione in tre settori con grosse sfide legate alla decarbonizzazione: industria, mobilità ed edifici. Oggetto del nostro studio sono la domanda di energia, efficienza, competitività e lavoro, disuguaglianze e governance».
Individui
Dalla ricerca emerge un dato: «Se per un verso le tecnologie digitali sono molto utili, dall'altro bisogna lavorare anche sulla consapevolezza degli individui», dice Verdolini. Un esempio tra molti chiarisce l’idea: «È stimato dalla letteratura che gli edifici “intelligenti”, dotati di sistemi di sensorizzazione, controllo da remoto e intelligenza artificiale, riescono a garantire un risparmio fino al 40% dell’energia rispetto a una casa non smart - spiega Verdolini -. Il risparmio può però portare alcune persone a consumare di più, secondo quello che gli economisti chiamano “rebound”, l’effetto rimbalzo».
Intelligenza artificiale
Tra gli aspetti presi in esame c’è anche l’intelligenza artificiale. Non però in una posizione privilegiata: «Oggi ci dimentichiamo che ci sono tante cose da imparare sulle altre tecnologie digitali - spiega Verdolini -. Al momento l’AI tocca una minoranza delle imprese e dei lavoratori: robot, sensori e stampa 3D, invece, coinvolgono molte più persone. Focalizzarsi solo su questa tecnologia ci fa perdere l’occasione di capire come portare al passo tante realtà produttive. L’idea è di concentrarsi su quelle tecnologie che sono più alla portata delle imprese italiane e anche bresciane».
Tassonomia
Negli ultimi mesi del progetto «l’idea è di creare una tassonomia di tecnologie digitali che possono essere più rilevanti per la decarbonizzazione, per capire dove hanno più potenzialità e dove invece ci fanno correre più rischi», spiega Verdolini.
Un focus particolare lo avrà l’industria: «È un settore in cui abbiamo ancora tantissime incognite, perché lì le tecnologie digitali hanno applicazioni molto specifiche in comparti e fasi di lavorazione diverse». Quanto appreso negli anni verrà poi inserito in modelli matematici complessi, «utilizzati per capire l’andamento del clima e delle emissioni e quali saranno gli impatti economici. L’ultima direttrice – conclude Verdolini - sarà creare delle narrazioni, basate sulla scienza, che ci aiutino a immaginare un futuro diverso».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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