Tech4Lib, microonde per estrarre litio dalle batterie esauste
Un grande passo per la Statale e un passo - forse - ancora più grande per la tecnologia sostenibile. Un’eccellenza dell’università bresciana, il progetto sul recupero del litio e del cobalto dalle batterie esauste sviluppato dal gruppo di ricerca delle prof. Elza Bontempi e Laura Depero del dipartimento di Ingegneria meccanica e industriale ha ottenuto un finanziamento di 198 mila euro per testare l’applicabilità all’industria della tecnologia brevettata. Le risorse provengono da «Progress tech transfer», un fondo di investimento di Mito Technology specializzato nella valorizzazione di tecnologie sostenibili, che assieme alla Statale e al Consorzio interuniversitario nazionale per la scienza e la tecnologia dei materiali (Instm) ha deciso di investire nello sviluppo del progetto «Tech4Lib».
Tecnologia
Il gruppo di ricerca formato dalle due docenti - Bontempi e Depero - e dai giovani ricercatori Alessandra Zanoletti, Antonella Cornelio e Mattia Scaglia ha come obbiettivo lo sviluppo di una tecnologia sostenibile per estrarre i metalli necessari alla produzione di batterie elettriche da batterie esauste, in modo innovativo utilizzando radiazioni a microonde.
Un progetto incentrato sulla sostenibilità dunque, come sottolinea il rettore Castelli, che ha presentato e firmato il finanziamento insieme alle altre parti coinvolte: «La sostenibilità è una tematica a cui la nostra università ha dato importanza sin dal 2015, quando fu lanciata l’agenda 2030». Per Francesco De Michelis, ad di Mito Technology, il progetto «sposa in pieno la nostra missione: rientra nell’ambito della sostenibilità e dell’economia circolare».
Università e impresa
A fianco della Statale anche l’Instm, consorzio che coinvolge 52 università italiane impegnate nella ricerca sulle scienze dei materiali. Per la sua presidente, Federica Bondioli, il progetto si inserisce nell’obbiettivo di Instm di formare «quella massa critica di competenze interdisciplinari che può competere ad alti livelli per la ricerca nazionale e internazionale».
Sostenibilità, ma anche apertura al mondo dell’impresa, come precisano il direttore del dipartimento di Ingegneria meccanica Lucio Enrico Zavanella e Riccardo Trichilo, ad del Csmt. Per il primo, il progetto «è un esempio virtuoso il fatto che nei nostri laboratori raggiunga lo stadio del trasferimento verso il mondo produttivo», mentre il secondo evidenzia come la ricerca risponda a quel «costante interesse del mondo imprenditoriale per le novità che vengono dalla ricerca universitaria».
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