Storie antiche e sfide nuove: avanti, tocca ai millennial

Prima o poi, avremmo detto un tempo, toccherà anche ai più giovani. È una legge del calendario. Di questi tempi, invece, è il mercato (e la tecnologia digitale) che in qualche modo impongono il cambio di passo. Bisogna accelerare l’inserimento in azienda di nuove figure, anche ricorrendo a formule nuove, inconsuete per alcuni aspetti. Il gruppo siderurgico Feralpi, la Fabbrica d'armi Pietro Beretta e la Gefran, stanno già ora investendo in questa direzione.

Di questo e molto d’altro si è parlato nei giorni scorsi nella bella sala Falcone e Borsellino, dentro la storica e primigenia sede di Economia e Commercio di corso Mameli, in città, in un incontro promosso dalla Ibs Consulting di Alberto Bertolotti e dalla Scuola di Alta Formazione dell’università nell’ambito dell’iniziativa Impresa 4.0 avviata da due anni dal nostro giornale.

«Il cambiamento digitale parte dal capitale umano - sottolinea Franco Beretta, presidente e ceo della storica azienda armiera di Gardone Valtrompia. In quest'ottica abbiamo organizzato quelle che chiamiamo "Olimpiadi digitali", ponendo i giovani e chi è già in azienda di fronte alle sfide digitali. Entro breve, inoltre, assumeremo un data scientist per operare sui big data in tutta la loro complessità, dall'estrazione all'analisi alla visualizzazione fino allo storytelling».

Un'iniziativa quella della Beretta che non è certo un caso isolato, come conferma Alberto Bartoli, ceo dell'azienda di sensoristica Gefran di Provaglio d'Iseo. «La nostra academy per i millennial vuole far parlare i ragazzi con gli operatori già inseriti nel contesto d'impresa - sottolinea -, affidando a ciascuno un ruolo di tutor».

Un bel salto culturale, «dove la distanza con il mondo dell'istruzione si accorcia sempre più - spiega il presidente del gruppo Feralpi, nonchè guida dell'Aib, Giuseppe Pasini -. In azienda abbiamo cominciato a far entrare ragazzi freschi di diploma e laurea direttamente nel processo industriale, chiedendo loro dove, dal loro punto di vista, qualcosa potesse essere modificato». Uno sguardo nuovo, «che deve essere riconosciuto anche sotto un profilo strettamente economico», aggiunge Pasini. «Ma il Paese oggi pare virare verso altri lidi - evidenzia amareggiato Pasini -, basti pensare che nella legge di bilancio è sparito il credito d'imposta per la ricerca. Così facendo il divario con la Germania, già ampio come dimostrano i numeri, si allargherà e perderemo ancora competitività».

Perché innovazione, formazione, ricerca sono le basi più solide per costruire un futuro «e in questo scenario il ruolo delle università è decisivo - afferma Bartoli -. Gefran stessa non ci sarebbe se il nostro presidente onorario non avesse chiesto la collaborazione dell'ateneo di Brescia, creando un gruppo di lavoro dove aziende e mondo accademico dialogavano veramente». Non a caso quindi l'università si è fatta carico di questa missione «perché il cambiamento che le aziende vivono lo sperimentiamo nella nostra didattica e nella nostra ricerca», conferma Maria Grazia Speranza, prorettore vicario dell'ateneo.

Il sistema della trasformazione digitale ha perciò sciolto i confini che separavano i diversi attori di un territorio spingendo, per necessità ma anche per virtù, ad unire forze e competenze in nome della crescita collettiva. «Il Bresciano ha bisogno di un punto di aggregazione dove imprese, università e altri player possano dialogare e incontrarsi, un luogo che io identifico nel Centro servizi multisettoriale e tecnologico - spiega Beretta -. Le tecniche e le tecnologie digitali permettono di fare cose mai fatte prima d'ora e possono far riconquistare all'Italia manifatturiera la sua storica leadership. Per quanto riguarda noi, dopo l'acquisto di macchinari, la formazione e la ricerca, si può dire che il vero 4.0 sta iniziando».

Anche alla Gefran, dove l'innovazione è parte integrante del business, la digital transformation assume questo ruolo rivoluzionario «andando però ben oltre l'aspetto produttivo - precisa Bartoli -, perchè la sfida 4.0 è anche culturale e organizzativa». Non una moda bensì un imperativo categorico, che permette al passato di rinnovarsi e di riscoprirsi più giovane che mai.

Di seguito, in due video distinti, la registrazione integrale dell'incontro: