Zecchi: «Oggi la bellezza è tale solo se è anche sostenibile»

Possono bellezza e sostenibilità prendersi per mano e guardare insieme al futuro? «Ricercare e proporre un senso possibile della bellezza è il senso di tutte le civiltà» ha esordito alla Next Gen Area in occasione dell’incontro dedicato proprio alla bellezza e alla sostenibilità Stefano Zecchi, già professore ordinario di Filosofia all’Università degli studi di Padova e di Estetica all’Università degli Studi di Milano. Il concetto di sostenibilità si è fatto largo, invece, più di recente, quando ormai una parte del disastro era già stato compiuto. Si è venuto a creare uno squilibrio prodotto da ciò che si pensava fosse puro benessere, ma alla lunga ha finito col palesare quanto di negativo celasse.
La sfida
Riuscire a ripristinare un equilibrio è, oggi, la grande sfida che la stessa Futura Expo porta con sé. «Capire la relazione tra la bellezza e la sostenibilità è un impegno etico, ma anche politico – ha aggiunto il professor Stefano Zecchi –: occorre essere responsabili della bellezza del mondo e in questo rientra ovviamente anche l’averne cura». Parlare di bellezza oggi senza considerare il prezzo che comporta, la sua sostenibilità «sarebbe, quindi, un errore». Uno degli obiettivi principali portati avanti dalla Fondazione Stefano Zecchi è fare scuola, mostrare anche alle aziende come è importante imparare a riconoscere e fare bellezza, oltre a progettare un futuro in cui si facciano cose belle. Come avviene questo? «Facendo una analisi dei fabbisogni dell’azienda e cercando di capire che strumenti portare per integrare la bellezza al suo interno».
L’esempio
Portare il bello in ogni ambito, anche nel mondo imprenditoriale, è una delle missioni che Zecchi porta avanti. In questo processo occorre, però, anche che le persone sappiano riconoscere il bello. Uno degli esempi portati dal professore, assai calzante in questi ultimi anni, riguarda la chirurgia estetica, che «è sempre più diffusa: talvolta queste operazioni di restyling finiscono per esibire dei veri e propri mostri e la responsabilità non è solo quella del chirurgo, bensì anche di chi si sottopone a questi interventi. Parliamo di persone spesso incapaci di vedersi, di vedere la propria bellezza e di studiarla».
La riflessione di Zecchi parte dal presupposto che molte volte quello che si pensa possa essere un difetto, in realtà non lo è. Anzi è la relazione tra le diverse parti di un viso a restituire armonia. «È un po’ come andare al Partenone e fissarsi solo sulla base di un capitello e giudicarlo esclusivamente per quello» ha portato come esempio il professore.
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